lunedì 30 dicembre 2013

30 dicembre 2013 - Astrologia e cuspidi

MI piace il gelato. 
Cerco di mangiarlo più spesso che posso.
Cerco di mangiarlo sempre al solito posto - che poi sarebbe GROM - perché lì mi garba più che altrove, e lì ho qualche legame affettivo.
Scelgo quasi sempre gli stessi gusti - che sarebbero pistacchio e cioccolato fondente.
Di tanto in tanto cerco di spingermi verso i lidi ignoti del gusto del mese, o verso la noce o la liquirizia - per rendermi conto alla fine che però io, fondamentalmente, andavo cercando pistacchio e fondente.

Ogni tanto sento Bach.
Le Variazioni Goldberg, ad esempio.
Ascolto l'Aria dell'inizio



e rimango deliziata.
Poi, sopporto con nervosismo tutte le variazioni per poter sentire, un'altra volta, sempre la stessa Aria, che viene ripetuta alla fine.

Insomma, in questo periodo di incombenza astrologica posso dire che la colpa è del mio segno: io sono del Toro. Una tipa stabile, fin quasi inerte. Che ci vuoi fare?

Però non sono del tutto del Toro. 
Sono nata poche ore prima che cambiasse il segno.
A essere precisi, io sono una cuspide Toro-Gemelli.
Epperò!

Questo vorrebbe dire che la pesantezza del primo segno è alleggerita da qualche elemento del secondo, più aereo e guizzante.
Cosa comporta questo, nella mia vita?

Prendiamo come esempio le mie vicissitudini con la lavatrice.
Sono stata tre mesi con la lavatrice rotta, per aspettare che ne mettessero in offerta una come volevo io nel posto che dicevo io.
Testardaggine e resistenza taurina.
La mia lavatrice, alla fine, è arrivata dove doveva arrivare, e venerdì scorso sono andata a comprarla.
La consegna era fissata per il 2 di gennaio.
Ma stamattina mi hanno telefonato i trasportatori, proponendomi di portarmela SUBITISSIMO!
E io, che sono anche un po' gemelli, ho considerato i pro e i contro e ho modificato i miei piani per la giornata e come un fulmine ho detto SI'!

Ma tutta questa storia così banale perché l'ho raccontata?
Per dire che alla fine non ho sopportato il cambiamento di programma: avevo stabilito di scrivere tutt'un'altra mail del lunedì, piena di riflessioni profonde e stupefacenti che avrebbero cambiato il senso della vita a chiunque le avesse lette.
Ma poi sono rimasta scombussolata, mi sono lasciata prendere dalle gioie del bucato nuovo, 

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e la mail tanto impegnativa l'ho rimandata a data da stabilirsi, magari a mai più.

Quindi, alla fine, che cosa sono io, più Toro o più Gemelli?
No perché, dico, io adesso quali previsioni per il 2014 seguo?
E' un dubbio atroce...

In ogni caso, buona settimana! 

P.S.: e naturalmente Buon Anno, a qualsiasi segno voi apparteniate.

Silvana

lunedì 23 dicembre 2013

23 dicembre 2013 - Degustibus

Conoscevo una tipa, qualche anno fa, molto sicura di sé e molto generosa delle proprie opinioni (un po' come me nelle mail del lunedì...), che sotto Natale diceva: "In questi giorni devo dormire con la tapparella abbassata, perché mi disturba il riverbero da fuori. Vivo in un cortile di gente stupida e ignorante che accende un sacco di luminarie sul balcone. E più sono stupidi e ignoranti, più accendono lampadine. E meno hanno soldi, più li sprecano in decorazioni natalizie. Che idioti!".

Non so dove abitasse lei - di fatto, a me le luminarie piacciono tutte.
Che siano quelle allestite dagli stupidi e ignoranti cugini d'Oltralpe


o che siano discrete e minimaliste, stile crisi D.O.C:: un giro di lampadine attorno a un balcone, come un filo di perle al collo, e se il filo si imbarca, diventa il sorriso dell'appartamento

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Però confesso di odiare i Babbi Natale appesi.
Quando ne vedo uno, andrei di corsa a prendere la spingarda per impallinarlo.


Chissà da cosa dipende la varietà dei gusti e delle passioni, negli esseri umani.
Ci rende tutti diversi, così ci annoiamo di meno, ma soprattutto fornisce alla nostra coscienza la consapevolezza di noi stessi.
Io, Silvana, so di essere quella che ama le lucine colorate e odia i Babbi Natale appesi.
Forse per questo parliamo di cosa ci piace o non ci piace con tanta energia.

Ma agli altri importa veramente se noi non sopportiamo la marmellata di arance?

La nostra mamma conosce i nostri gusti perché ci ama profondamente.
Quando mia madre non mi mette i capperi nella pastasciutta perché si ricorda che a me non piacciono, io mi commuovo (negli anni ho imparato ad apprezzarli, ma lasciamo perdere, non confondiamo le idee agli anziani).

Un sogno di felicità: qualcuno che mi ascolta estasiato mentre racconto: "Da piccola le mele bianche mi facevano vomitare. Adesso le preferisco alle rosse. Quelle verdi mi ricordano lo shampo e non posso più mangiarle. Ma l'unica cosa al mondo che davvero non riesco a mandare giù è il coriandolo!".

Un altro sogno di felicità: provare un interesse fortissimo per quello che piace a un altro.

Davvero? Preferisci il panettone al pandoro?
Ma guarda...
E però lo vuoi senza uvette, con le arance candite e una spolverata di cacao aromatizzato alla cannella?
Ma questo è INTERESSANTISSIMO!!!!

Insomma, per concludere: l'inno di Natale ve lo canta Rufus, anche se non vi piacciono i cani


E qui la ricetta dei datteri al mascarpone.
Se non l'apprezzate, prendetevela con la Grazia, che me l'ha passata:

Prendete un dattero, Togliete il nocciolo e riempitelo con del mascarpone zuccherato.
Poi, rotolatelo nel cacao amaro - ma che sia Van Houten.
Ripetete molte volte con molti datteri.

Buona settimana!

Silvana

lunedì 16 dicembre 2013

16 dicembre 2013 - Prospettive

Ieri sera ho aspettato diverso tempo di cantare col coro in una chiesa della mia città. Stavo seduta in una cappella laterale, e godevo di questa vista singolare:

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Non avevo mai considerato l'esistenza della pianta dei piedi degli angeli.
E però i piedi degli angeli mi piacciono: sono belli, fanno tenerezza. Di sicuro non puzzano mai.
Ieri sera ho aspettato un paio d'ore di cantare col coro, e me la sono davvero goduta.

Anni fa ho incontrato questa dama con gatto, che vive su un ponte che va verso il centro di Lubecca.

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Dalla strada non si capisce se il gatto abbia davvero una faccia, o no. In effetti, lo scultore avrebbe potuto fare a meno di scolpirla, perché dalla strada non si vede: per verificare bisogna arrampicarsi sul parapetto, e pochi prenderanno questa iniziativa (io l'ho chiesto a una amica più atletica di me...).
A una verifica, risulta che il gatto una faccia ce l'ha, anche se non è particolarmente bella.

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Però è simpatica, e mi piace considerare che lui ha occhi solo per la sua signora, che la sua signora è l'unica che può vederli, e che la dama adesso guarda altrove, ma in realtà corrisponde pienamente il suo piccolo amico, e guarda molto spesso il suo micio negli occhi.

E a volte mi faccio il mio film dell'orrore personale.
Immagino di essere in un grande museo, e di mettermi a guardare una qualche famosissima opera - la Ronda di Notte di Rembrandt, per fare un esempio - di lato.
Se penso alla sezione laterale dei quadri, la mia mente vacilla.
In un secondo, tutti gli sforzi che l'umanità ha fatto nel corso dei secoli alla ricerca di un senso viene inghiottita da una semplice rivelazione: i quadri non hanno senso, sono semplicemente uno spessore di colore su una tela.
E crolla il Partenone, ammutolisce il coro della nona di Beethoven, marciscono i folios delle opere di Shakespeare, mangiati dalla muffa.

Fortunatamente, però, Calder si è dedicato ai mobiles, che sono tridimensionali!





Ad ogni modo: ieri sera abbiamo cantato questo



e questo



Natale si avvicina inesorabile.


Buona settimana!


Silvana

lunedì 9 dicembre 2013

9 dicembre 2013 - Zwi, mein amour!

Non ho fortuna con i lampadari.
Non ho fortuna e non ho gusto.
Vivo da anni sotto un lampadario da quattro soldi che prima è diventato irrimediabilmente lercio,e adesso è anche un po' rotto.
Ne ho comprato uno nuovo, che però pare non si possa appendere al posto dell'altro.
Continuo a vivere sotto un lampadario rotto, e fondamentalmente per me non è un problema - visto che funziona.

Ma qualche giorno fa ho capito dov'è la radice del problema.
E' che la parola "lampadario" non mi piace. Anzi, mi fa un po' ribrezzo.
"Lampadario" è la parola più squallida e amorfa che ci sia. Perché sprecare energia in un "lampadario"? Basta che dia luce, e vada al diavolo.

Diverso sarebbe se, al posto del lampadario, anche qui in Italia fossimo illuminati dagli chandeliers. 

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Chandelier della chiesa di S. Michele, a Cagliari


Anche un "lustre" andrebbe bene, ma sotto uno chandelier possono accadere solo cose bellissime:



Il fatto è che molti oggetti, e molti concetti, in altre lingue sono espressi con parole più sonore, più evidenti e più belle.
Si può costituire un esperanto unicamente in base a questo criterio? Un esperanto estetico? Un esperanto di espressività?

Un altro esempio: un paio di anni fa ho fatto una testa di cervo in ceramica. E' uno dei pezzi a cui sono più affezionata. 
Un po' perché ha una sottile crepa sul muso, che mi fa molta tenerezza. Ma soprattutto perché l'ho chiamato Zwi.

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Zwi vuol dire cervo, in ebraico. 
E il suono della parola moltiplica la bellezza del significato, e la bellezza dell'animale potenzia la bellezza del suono della parola.
Anni fa ho letto questo bellissimo libro

 

Uno dei personaggi si chiama Zwi.
Ed è, giustappunto, un ragazzo bellissimo e affascinante, che trascina in un amour fou un povero impiegato di banca.
E come non si può cadere follemente innamorati di un bellissimo Zwi?

Stiamo attenti, però.
L'incantesimo non funziona sempre.

"Jabalì" è una parola spagnola che a me piace molto. Ha un bellissimo suono.

Però un jabalì non me lo porterei mai a casa.

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Magari sotto forma di salame... Ma neanche tanto.

Buona settimana!

Silvana

lunedì 2 dicembre 2013

3 dicembre 2013 - Ritardi, dimenticanze, distrazioni, dislalie, inciampi, lapsus, sbagli

Nel caso vi sbagliaste a fare qualcosa, o foste presi da dimenticanza o da un attacco di accidia, potete sempre dire: "Ho fatto apposta, volevo solo vedere se te ne accorgevi!".

Lettura consigliata:


Mi chiedevo poi che posto avessero le piccole mancanze di ogni giorno nel'arte, ma non mi viene in mente nulla.
L'arte è una costruzione formale, non c'è posto per i banali errori.
Piuttosto, per il loro superamento:



Comunque, buona settimana!

Silvana

lunedì 25 novembre 2013

25 novembre 2013 - Gusti

Di questo filmato



potrei dire: che magia la musica di Verdi! Che magnifico direttore d'orchestra è Muti! E la regia di Savary, impareggiabile! E le riprese televisive di Bertelli: che maestria! Insomma. posso dire tante cose molto colte.

Sarò sincera: mi colpisce molto la presenza scenica di Samuel Ramey che canta a petto nudo.
Mi piace.

E' importante sapere che cosa ci piace, a questo mondo. Fosse solo per poter fare un po' di conversazione.
Ad esempio, se la regina Elisabetta mi chiedesse: "E lei, ragazza (confronto a lei lo sono ancora), preferisce i tenori o i baritoni?" IO saprei rispondere senza tema di sbagliare o mentire: "Guardi, per me Pavarotti poteva anche stare zitto, e le sue parti potevano riscriverle una scala più sotto, perché quelli che mi emozionano, a me, sono i baritoni e i bassi, e mi piacciono Ramey, Furlanetto, D'Arcangelo e tutti i loro colleghi tutti insieme, io stessa se cantassi non sarei mica soprano, che schifezza: sono contralto e me ne vanto!" (In realtà sono solo una mezzo-soprano, credo, ma non sottilizziamo.)
Se poi, proseguendo con la conversazione, la regina mi chiedesse: "E il suo autore preferito qual è?" io risponderei, sempre senza tema di mentire: "Guardi, fino a qualche tempo fa le avrei detto Mozart, e Mozart, e poi Mozart, ma adesso ci ficco anche Handel a pari merito, e lei lo conosce bene, perché era venuto a lavorare proprio per voi, qualche annetto fa".

Insomma: sapere quello che ci piace veramente è davvero importante, nella vita.



Buona settimana!

Silvana

lunedì 18 novembre 2013

17 novembre 2013 - Una pecora tira l'altra

Per questo lunedì, pensavo di inviarvi solo un pacifico intervallo:



Invece poi mi sono imbattuta in questi cartoni, che a me non piacciono particolarmente, ma magari a voi sì, quindi ne aggiungo uno:



E già che ci sono aggiungo anche delle foto di pecore che ho fatto nella mia vita precedente:

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Pecore di Arola.

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Pecore olandesi.

E mi è venuto in mente che potrei aggiungere anche una poesia di William Blake, che sarebbe uno dei miei poeti preferiti, se leggessi poesie:

.Little Lamb who made thee 
.......Dost thou know who made thee 
Gave thee life & bid thee feed. 
By the stream & o'er the mead;
Gave thee clothing of delight,
Softest clothing wooly bright;
Gave thee such a tender voice,
Making all the vales rejoice! 
.......Little Lamb who made thee 
.......Dost thou know who made thee 

.......Little Lamb I'll tell thee,
.......Little Lamb I'll tell thee!
He is callèd by thy name,
For he calls himself a Lamb: 
He is meek & he is mild, 
He became a little child: 
I a child & thou a lamb, 
We are callèd by his name.
.......Little Lamb God bless thee. 
.......Little Lamb God bless thee.

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E poi anche una citazione dal libro "A vederla non si direbbe" di Silvana D'Angelo, ed. Topipittori:

"Un'altra porticina, dietro casa di zia Colomba, nascondeva una pecora e un agnello, in un ovile grande poco più di un sottoscala. Io ci andavo speso, nella speranza che la pecora si abituasse a me, e addirittura mi si affezionasse, un giorno. Ma evidentemente, con tutto l'amore che portavo agli animali, il fascino di San Francesco non era una delle mie doti, e la pecora si limitava a fissarmi a occhi spalancati, immobilizzata dalla paura".

E per l'impegno sociale e l'amore dell'attualità allego anche questo filmato:


E pensavo di mandarvi anche una ricetta di agnello, ma meglio di no... 
Piuttosto,molto più politically correct, allego questa:


perché certamente, se riusciamo a immedesimarci nella pecora, ci piacerà immensamente.

Questa lettura

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non so se consigliarvela, perché "Nel segno della pecora" ancora non l'ho mai letto.
Però mi incuriosisce molto.

E questo è per stasera, se faticate ad addormentarvi:



E mo' basta.

Buona settimana beeeh beeh beeeh 

lunedì 11 novembre 2013

11 novembre 2013 - Recipienti

Guardate questo video:



Chi è il vero protagonista?

A considerarlo da un certo punto di vista, non è né la violinista, né Bela Bartok.
E' il signore che vediamo godere moltissimo dell'ascolto, tra il 47° secondo e il minuto e 37 circa, prima di venir censurato da una sapiente regia.

Di fatto, mi chiedo, perché si parla molto di scrittori e non di lettori? Di cantanti e non di ascoltatori? Di pittori e non di guardatori?
In fondo, musiche romanzi e quadri esistono perché dall'altra parte c'è un pubblico - che però viene dato per scontato, e certo non fa spettacolo.

Esistono i gruppi di lettura, le guide all'ascolto, le lezioni d'arte, ma in fondo la gioia che si può provare a recepire un'opera rimane sempre un fatto intimo e privato.
Eppure, a me sembra che parlare di un romanziere e della sua opera sia solo un modo convenzionale per parlare dei lettori e della lettura. Si parla dell'emerso per non toccare l'argomento del sommerso.

Perché il godere di una qualsiasi forma di espressione è una capacità intimamente connessa a quella di essere felici - e qui si scoperchiano calderoni pericolosi come i vasi di Pandora.

E comunque, anche godere moltissimo ad ascoltare le Danze Popolari Rumene di Bartok non ti salva, all'occorrenza, di tanto in tanto, dal desiderio di fare un bel salto giù dal balcone.


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Buona settimana!

domenica 3 novembre 2013

4 novembre 2013 - Do you know storno?

Avete presente gli storni?
Sono gli uccelli che fanno questi numeri meravigliosi


Mi è capitato di vederli in volo sopra la Stazione Centrale, tempo fa.
Li guardavo, e mi sembrava che il tempo si fosse fermato: gli storni annunciavano la fine del mondo, e l'arrivo di una nuova era. 
Ma ero l'unica a guardarli, e con tutte le mie emozioni da Sibilla Cumana non è successo niente di particolare.

Come fossero fatti gli storni da vicino, però, non lo sapevo.

Infatti, attraversando il parco, tempo fa, mi è capitato di vedere certi uccelletti che mi sembravano dei merli malaticci.
A me piacciono moltissimo i merli,



 e quegli altri pennuti, senza becco giallo, senza splendore nel piumaggio e con la codina corta, mi sembravano proprio dei merli venuti male - o magari dei pulcini non ancora del tutto sviluppati.
Quando zompettavano allegri controsole, però, erano molto belli anche loro. Nella luce forte, il loro piumaggio mostrava screziature e disegni che mi ricordavano certi lavori di ricamo con la paglia sul velluto nero che fanno alle Azzorre


e li vedevo bellissimi.

Poi, ho finalmente capito chi fossero quelle brutte copie dei merli, e ho messo insieme le versioni in cui mi sono apparsi: stupefacenti in volo, bruttarelli a terra, di nuovo belli nelle chiazze di luce.

E insomma, mi viene da dire: la bellezza dipende dal punto di vista. 
Anche se per natura non siamo molto dotati, ci aiuta sapere che possiamo apparire stupendi mentre facciamo una certa cosa - oppure, che un certo tipo di illuminazione ci può giovare.

In realtà, ancora più volentieri penso che agli storni di queste mie elucubrazioni non importa un fico secco.
Non si sentono né belli né brutti.
Stanno insieme, si divertono come matti volano, gridano e spargono un sacco di guano sulle nostre automobili.

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Tiè!

Buona settimana

Silvana

lunedì 28 ottobre 2013

28 ottobre 2013 - Una contabilità segreta e luminosa

Chi è il personaggio importante di questa foto?
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L'avreste mai detto? E' quello di spalle.
E si chiama Vincent Van Gogh.

Di fatto, questa è l'unica immagine certa di Van Gogh adulto che ci sia rimasta.
I suoi bellissimi quadri popolano il nostro immaginario, i musei, le aste e le cronache, ma personalmente l'artista ebbe una vita grama - lo sanno tutti - da sfigato perdente, come diremmo oggi con la corrente terminologia.

Di tanto in tanto mi capita di parlare con un "ragazzo" che ha il box nel mio cortile: dice che, quando può, gli piace riparare le biciclette bisognose in cui gli capita di incappare. Una mano d'olio, una stretta alle viti, e via che va senza dire niente a nessuno, l'Angelo delle biciclette.
A me, ad esempio, ha cambiato una forcella dei freni (in effetti, ha cercato di avvertirmi citofonandomi, solo che io ho il citofono rotto... Però vi assicuro che trovarmi la bici riparata da un giorno all'altro è stato magico!).

E mi chiedo: ma quante volte un disguido ci ha salvato la vita?
Nelle pagine di cronaca si affrettano a riportare notizie del tipo: "Calciatore prende il treno perché ha paura di volare, ma il treno deraglia e il calciatore perisce".
Sarà anche capitato il contrario: un tipo ha la febbre, non prende l'auto per andare al lavoro e non investe il bambino che corre in mezzo alla strada per recuperare il pallone.
Noi, però, non lo sappiamo.

E però ci deve essere una forza nascosta che opera il bene oscuramente, altrimenti il mondo non starebbe insieme. 
E' matematico e inconfutabile. 
Anche il pessimista più convinto non lo può negare.

Dunque, io penso, se un Dio esiste, è un Dio che conosce questa contabilità luminosa, ne regge le fila, e nel considerare ogni minimo dettaglio di bontà e salvezza che a noi passa inosservato fa le fusa ed è contento come un gatto



Buona settimana!

Silvana

21 ottobre 2013 - Paure

Per tutta la mia vita scolastica ho avuto paura dei temi in classe.
Avevo timore di non trovare, tra i vari titoli proposti, neanche uno che mi ispirasse qualcosa da scrivere.
Fino all'ultimo esame scritto di inglese all'università ho avuto questa paura.
E invece, qualcosa da dire l'ho sempre inventato.

Ancora adesso: potrei anche chiedermi "Ma io questo lunedì che cavolo scrivo?".
Invece so che potrei cavarmela, ad esempio, in modo poetico-edificante.
Per dire: vi spedisco una poesia di Borges:

UN'ALTRA POESIA DEI DONI

Ringraziare voglio il divino

labirinto degli effetti e delle cause
per la diversità delle creature
che compongono questo singolare universo,
per la ragione, che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,
per l’amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità,
per il saldo diamante e l’acqua sciolta,
per l’algebra, palazzo dai precisi cristalli,
per le mistiche monete di Angelus Silesius,
per Schopenhauer,
che forse decifrò l’universo,
per lo splendore del fuoco
che nessun essere umano può guardare senza uno stupore antico,
per il mogano, il cedro e il sandalo,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede,
per certe vigilie e giornate del 1955,
per i duri mandriani che nella pianura
aizzano le bestie e l’alba,
per il mattino a Montevideo,
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra.
per quel sogno dell’Islam che abbracciò
mille notti e una notte,
per quell’altro sogno dell’inferno,
della torre del fuoco che purifica,
e delle sfere gloriose,
per Swedenborg,
che conversava con gli angeli per le strade di Londra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in me,
per la lingua che, secoli fa, parlai nella Northumbria,
per la spada e Tarpa dei sassoni,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo,
per la musica verbale dell’Inghilterra,
per la musica verbale della Germania,
per l’oro, che sfolgora nei versi,
per l’epico inverno,
per il nome di un libro che non ho letto: Gesta Dei per Francos
per Verlaine, innocente come gli uccelli,
per il prisma di cristallo e il peso d’ottone,
per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e dell’isola di Manhattan
per il mattino nel Texas,
per quel sivigliano che stese l’Epistola Morale
e il cui nome, come egli avrebbe preferito, ignoriamo,
per Seneca e Lucano, di Cordova,
che prima dello spagnolo scrissero
tutta la letteratura spagnola,
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi,
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
per l’odore medicinale degli eucalipti,
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica il passato,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un principio
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
o in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d’Assisi, che scrissero già questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini,
per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
perché moriva così lentamente,
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
per due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per la musica, misteriosa forma del tempo.

e vi chiedo: e voi per cosa ringraziereste?
Io, ad esempio, ora come ora ringrazio la moderna farmacologia per l'esistenza del Lexotan, ma tutto dipende dal momento e dallo stato d'animo del singolo.

Oppure, potrei sfangarmela ideologicamente, raccontando che sciopero per qualche giusta causa.
Ad esempio, potrei scioperare contro la pesca del tonno. Tanto il tonno non mi piace, e quando smetto la dieta non ne mangio più.

Potrei anche cercare qualche curioso risvolto etimologico, raccontando che "sciopero" in russo si dice "zabastovka", che deriva dritto dritto dal nostro "basta". E già la mente corre alle prime lotte sindacali, sogna di segreti incontri tra rivoluzionari nostrani e affascinantissimi Majakovskij sotto i ponti della Moscova...
Interessante, vero?

Poi, potrei inviarvi un filmato del famoso film Sciopero! di Ejsenstejn per rendere più interessante la mail e per illustrarvi questa parola russa così bella e italicizzante: zabastovka...


E qui scoprirei che Ejsenstejn, accidenti a lui, il suo film l'ha intitolato col termine STACKA, che è slavissimo.
Tutta la mia struttura crollerebbe, e io tornerei alle mie paure pimeve.

O no?

Buona settimana!

Silvana