lunedì 28 ottobre 2013

21 ottobre 2013 - Paure

Per tutta la mia vita scolastica ho avuto paura dei temi in classe.
Avevo timore di non trovare, tra i vari titoli proposti, neanche uno che mi ispirasse qualcosa da scrivere.
Fino all'ultimo esame scritto di inglese all'università ho avuto questa paura.
E invece, qualcosa da dire l'ho sempre inventato.

Ancora adesso: potrei anche chiedermi "Ma io questo lunedì che cavolo scrivo?".
Invece so che potrei cavarmela, ad esempio, in modo poetico-edificante.
Per dire: vi spedisco una poesia di Borges:

UN'ALTRA POESIA DEI DONI

Ringraziare voglio il divino

labirinto degli effetti e delle cause
per la diversità delle creature
che compongono questo singolare universo,
per la ragione, che non cesserà di sognare
un qualche disegno del labirinto,
per il viso di Elena e la perseveranza di Ulisse,
per l’amore, che ci fa vedere gli altri
come li vede la divinità,
per il saldo diamante e l’acqua sciolta,
per l’algebra, palazzo dai precisi cristalli,
per le mistiche monete di Angelus Silesius,
per Schopenhauer,
che forse decifrò l’universo,
per lo splendore del fuoco
che nessun essere umano può guardare senza uno stupore antico,
per il mogano, il cedro e il sandalo,
per il pane e il sale,
per il mistero della rosa
che prodiga colore e non lo vede,
per certe vigilie e giornate del 1955,
per i duri mandriani che nella pianura
aizzano le bestie e l’alba,
per il mattino a Montevideo,
per l’arte dell’amicizia,
per l’ultima giornata di Socrate,
per le parole che in un crepuscolo furono dette
da una croce all’altra.
per quel sogno dell’Islam che abbracciò
mille notti e una notte,
per quell’altro sogno dell’inferno,
della torre del fuoco che purifica,
e delle sfere gloriose,
per Swedenborg,
che conversava con gli angeli per le strade di Londra,
per i fiumi segreti e immemorabili
che convergono in me,
per la lingua che, secoli fa, parlai nella Northumbria,
per la spada e Tarpa dei sassoni,
per il mare, che è un deserto risplendente
e una cifra di cose che non sappiamo,
per la musica verbale dell’Inghilterra,
per la musica verbale della Germania,
per l’oro, che sfolgora nei versi,
per l’epico inverno,
per il nome di un libro che non ho letto: Gesta Dei per Francos
per Verlaine, innocente come gli uccelli,
per il prisma di cristallo e il peso d’ottone,
per le strisce della tigre,
per le alte torri di San Francisco e dell’isola di Manhattan
per il mattino nel Texas,
per quel sivigliano che stese l’Epistola Morale
e il cui nome, come egli avrebbe preferito, ignoriamo,
per Seneca e Lucano, di Cordova,
che prima dello spagnolo scrissero
tutta la letteratura spagnola,
per il geometrico e bizzarro gioco degli scacchi,
per la tartaruga di Zenone e la mappa di Royce,
per l’odore medicinale degli eucalipti,
per il linguaggio, che può simulare la sapienza,
per l’oblio, che annulla o modifica il passato,
per la consuetudine,
che ci ripete e ci conferma come uno specchio,
per il mattino, che ci procura l’illusione di un principio
per la notte, le sue tenebre e la sua astronomia,
per il coraggio e la felicità degli altri,
per la patria, sentita nei gelsomini
o in una vecchia spada,
per Whitman e Francesco d’Assisi, che scrissero già questa poesia,
per il fatto che questa poesia è inesauribile
e si confonde con la somma delle creature
e non arriverà mai all’ultimo verso
e cambia secondo gli uomini,
per Frances Haslam, che chiese perdono ai suoi figli
perché moriva così lentamente,
per i minuti che precedono il sonno,
per il sonno e la morte,
per due tesori occulti,
per gli intimi doni che non elenco,
per la musica, misteriosa forma del tempo.

e vi chiedo: e voi per cosa ringraziereste?
Io, ad esempio, ora come ora ringrazio la moderna farmacologia per l'esistenza del Lexotan, ma tutto dipende dal momento e dallo stato d'animo del singolo.

Oppure, potrei sfangarmela ideologicamente, raccontando che sciopero per qualche giusta causa.
Ad esempio, potrei scioperare contro la pesca del tonno. Tanto il tonno non mi piace, e quando smetto la dieta non ne mangio più.

Potrei anche cercare qualche curioso risvolto etimologico, raccontando che "sciopero" in russo si dice "zabastovka", che deriva dritto dritto dal nostro "basta". E già la mente corre alle prime lotte sindacali, sogna di segreti incontri tra rivoluzionari nostrani e affascinantissimi Majakovskij sotto i ponti della Moscova...
Interessante, vero?

Poi, potrei inviarvi un filmato del famoso film Sciopero! di Ejsenstejn per rendere più interessante la mail e per illustrarvi questa parola russa così bella e italicizzante: zabastovka...


E qui scoprirei che Ejsenstejn, accidenti a lui, il suo film l'ha intitolato col termine STACKA, che è slavissimo.
Tutta la mia struttura crollerebbe, e io tornerei alle mie paure pimeve.

O no?

Buona settimana!

Silvana

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