lunedì 27 luglio 2015

27 luglio 2015 - Ipocrisie, dubbi, tolleranze

Vi sono simpatiche le mucche?


Mucca olandese

Le mucche: quei grossi erbivori con lo sguardo umido e materno. Le mucche pacifiche, che si piazzano in mezzo ai prati a masticare l'erba – immaginate che anche noi si possa trovare piscine di spaghetti all'amatriciana in cui pascolare – e poi la ruminano tranquille nelle stalle. Ogni tanto partoriscono vitelli, e non fanno mai male a nessuno.
Sì, le mucche, credo io, sono simpatiche a tutti.
Ma pochi di noi sono vegetariani. Io per prima: senza eccedere nel consumo di proteine, ogni tanto un hamburger me lo cucino.
Incoerenza? Ipocrisia?
Il discorso è complicato.
Ancora più complicato si è fatto per me poche settimane or sono, in Andalusia, terra di corride.

Non andrei mai "a los toros", questo è sicuro.
C'è poco da discutere: è uno spettacolo crudele.


Eppure, diceva Ana, la mia affittacamere, che ne era appassionata: "Tanto devono finire mangiati. In questo modo, per lo meno, muoiono in bellezza, e con onore!".
E' un punto di vista, che come tutti può essere discusso o condiviso.
Quello che è certo è questo: le plazas de toros sono bellissime.
Quest'anno ho visto quella di Malaga e quella di Siviglia. Quella di Zaragoza, qualche tempo fa, dall'esterno, e quella di Granada, di sfuggita, nella mia giovinezza.
Non ce n'è una che non sia armoniosa e colorata, dal di fuori.


Arena di Siviglia

All'interno, poi, sono magiche: sarà per la luce, fortissima in tutta la Spagna, che qui viene come centuplicata, e sembra diventare un animale che sfonda cancelli e muri



Sarà per le linee curve, che fanno pensare alle arene dei circhi, dei colossei, degli stadi, e mettono in corpo persino a me, che ho un tono vitale da catalessi ronf ronf, l'eccitazione del gioco.
O per la decisione con cui la luce cede il passo all'ombra, all'improvviso, senza mezzi toni o mezzi dubbi



Sarà per il colore della sabbia, che è bellissimo, e in Spagna ha il suo nome proprio


​Giallo albéro

Ma nelle plazas de toros gli orologi segnano sempre "las cinco de la tarde", anche se sono le sei, è non è stagione di corride.


L'ora del destino.

Poi, io, ad esempio, posso sognare che un giorno uomini e tori vadano a spasso rappacificati, come gli agnelli e i lupi in Paradiso,


​Dal museo della Plaza de Toros di Siviglia

oppure che il toro vinca più spesso di quanto avvenga in realtà (ma anche sperare questo, forse, è crudeltà, quindi non lo dico a nessuno)



però se mi chiedessero se la corrida deve continuare a esistere, in Spagna, io penso che direi di sì. Non ci andrò mai, ma mi piace che per loro esista.

Allo stesso modo, Dio.
Pascal affermava che non si può non scegliere: o dici che c'è, o che non c'è. O ci credi, o non ci credi. O luce, o ombra.
Io, invece, non so. Mi spiace per Pascal: sono un'imbelle.
Quando temevo di avere un tumore, un mese fa, non gli ho chiesto niente. Però quando ho saputo che stavo bene, l'ho ringraziato.
Di fatto, non sento la sua presenza nella mia vita, però mi è rimasto un vecchio barbuto nella testa, dai tempi dell'infanzia, che non riesco a mandar via.


​Non esattamente questo, però...

La mia posizione, in ogni caso, non mi sembra del tutto da disprezzare.
Sono imbelle, ebbene sì. Ma anche tollerante.
L'ateismo, si sa, è anche lui una fede, che spesso implica le sue intransigenze.
Invece, quando Malgorzata si faceva il segno della croce prima di mangiare, a me non dava fastidio, anzi mi piaceva.
E anche quando nelle chiese trovava qualche minuto per dire una preghiera, a me faceva tenerezza.



Allo stesso modo, pochi giorni prima di lasciare Malaga mi sono davvero emozionata a seguire la processione della Virgen del Carmen, nel quartiere del Pedregalejo.
Insomma: non credo del tutto in Dio, ma mi piace che ci sia gente che lo fa.
Mi piace che ci mettano quello che hanno: la vista



​le mani



i piedi



la grazia



Mi piace che alla Madonna gridino "|Guapa! |Guapa!", come se fosse una bella donna.



Mi piace che ci sia qualcuno che prega anche per noi, che non abbiamo abbastanza fede.
Perché non è detto che non abbiano ragione loro.



Quindi: grazie.

E per finire, una vecchia barzelletta che ho sempre trovato divertente.

Un turista entra in un ristorante di Siviglia, chiede la specialità del giorno e gli portano delle grosse polpette.
"Che cosa sono?" chiede al cameriere. Quello risponde: "Cojones de toro, senor!"
Il turista supera una sua intima resistenza, mangia e se ne va, soddisfattissimo.
Dopo qualche giorno torna e chiede lo stesso piatto.
Gli portano due polpettine minuscole e rinsecchite.
Chiama il cameriere, gli chiede spiegazioni.
Il cameriere sospira e risponde: "Senor... Sabe... No siempre vince el torero."

Que vivan los toros!



E buona settimana.

Silvana

mercoledì 22 luglio 2015

22 luglio 2015 - Edizione straordinaria: i doni della vita

Ho un'amica che vive a Parigi.

Sapeva che ero un po' triste, e mi ha spedito un regalo.

L'ho ricevuto ieri.

Appena l'ho avuto tra le mani, ho capito che era una cosa speciale, e l'ho fotografato.

Davanti era bello così.


Dietro era bello così


Col cuore in gola, l'ho aperto molto lentamente, per farlo durare più a lungo.

All'interno, c'era un pacchettino con questa raccomandazione


Ma io, dimostrando una maturità insolita in me, stavo già andando pianissimo.
Dentro, c'era un bigliettino


E sul bigliettino era disegnato un cagnolino


Sotto il biglietto, una bella scatola "dei nostri tempi"


E dentro la scatola, tanti misteriosi curiosissimi pacchettini.



Il biglietto riportava anche la descrizione dei doni.

Il numero 1 era:
Una grossa manciata di tempo galleggiante, (invisibile e intangibile).

Il numero 2 era:


Un tempo di gioco.

Il numero 3 era


Una misura di minuzia.

Il numero 4 era


Un contenitore per tesori estivi minuscoli.

Il numero cinque era


Un diffusore di buon umore.

Il numero 6 era


Un coadiuvante di sonni rasserenanti.

Il numero 7 era


Un accalappia-golosi (i golosi, si sa, sono persone simpatiche).

E per ultimo, il numero 8


Un realizzatore di desideri sul quale soffiare non appena le cose non vanno nel verso giusto.

Ricevere regali così belli ci fa pensare che la vita ci voglia bene.

E se considero il tempo che la mia amica ha impiegato per raccogliere gli oggetti, il gusto che ha dimostrato nello sceglierli, lo spirito con cui li ha assemblati, l'arte con cui li ha disposti...
Ebbene, penso di essere bella anch'io, se li ha mandati proprio a me!

E vorrei quasi dire che non ho mai ricevuto doni migliori, ma non posso, perché in effetti le mie amiche me ne hanno dati di stupendi, per posta e a mano, comprati e manufatti, ma tutti preziosi e sinceri

Una ballerina di flamenco per il mio frigo

I campanelli per le mie bici


​I pantaloni che indossavo a Malaga

Delle collane fatte a mano


Una salsina per il mio palato

E tanti altri ancora.

I regali ci riconciliano col tempo che passa


​Prima


​Dopo

E fare regali, sapendo di donare felicità ai nostri cari, ci rende più simili a Dio.

Io spero di essere sempre capace di riceverne e di darne.

Grazie a voi tutti.

Silvana

lunedì 20 luglio 2015

20 luglio 2015 - Faccio cose

Forse l'ho già detto un due o tre volte: mi piacciono le riviste femminili.
Trovo che siano oggetti molto curati dal punto di vista grafico, quindi piacevoli da guardare. 
Poi, mi piace che mi facciano viaggiare come un'astronauta extraterrestre in un mondo che non è il mio - quello della femminilità elegante e consapevole, dello shopping, della chiacchiera leggera.
Le riviste straniere, poi, presentano un vantaggio ulteriore: le lezioni di lingua. 
Il linguaggio delle giornalesse è curato, ma rispetto ai libri contengono molte più espressioni idiomatiche. 
Inoltre, grazie alle giornalesse, puoi imparare un sacco di termini specifici. Ad esempio, nel campo delle calzature, l'edizione spagnola di Marie Claire (Marìa Clara?), mi ha insegnato la differenza tra alpargatas, sandalias, cunas, botas, botines, nelle loro varietà platas, de tacones, e qualcosa in più. 

Però, in nessuna rivista femminile né italiana, né straniera ho trovato un consiglio di bellezza che a me sembra molto evidente.

Penso ad esempio a Sonia, una mia compagna di università. 
Sonia era molto intelligente, e simpatica, e interessante e originale. Però non aveva molti amici. 
Forse averne "tanti" non le interessava. Non li cercava, perché le bastavano le relazioni umane che già aveva. 
O forse era penalizzata da un aspetto fisico non particolarmente felice.

Di fatto, poche persone avevano la possibilità di vederla mentre suonava il pianoforte.
Quando Sonia suonava il pianoforte, diventava la personificazione dell'amore, dell'intensità, del trasporto, dell'impegno... In una parola, diventava molto bella.


(Marta Argerich, eternamente stupenda)

Così, grazie a Sonia ho capito che tutti noi abbiamo la possibilità di diventare belli - o più belli - quando facciamo qualcosa di particolare.

Mia sorella, ad esempio, come tutti i bambini dispettosi è bella quando dorme.


Per un certo periodo abbiamo passato le serate dei fine settimana insieme, a casa mia, e lei si fermava da me per la notte. 
Non ho mai visto nessuno dormire di un sonno più discreto, gentile, composto, silenzioso. Molto diverso dal mio, immagino - a giudicare da come concio il letto, un vero campo di battaglia.

"My bed" di Tracey Emin - Immagine da Google

A Malaga ho conosciuto Malgorzata, una ragazza polacca. 
Abbiamo fatto amicizia, e siamo andate insieme un po' dappertutto, condividendo molte cose della nostra vacanza.
Scrivo "ragazza", perché una ragazzina sembra, ma in realtà Malgorzata è una donna di 34 anni, e molto in gamba, che ha visto quasi tutti i paesi del mondo e insegna Diritto all'Università della sua città (che ha un nome impossibile da ricordare, ma so che è la quarta del suo Paese, quindi la chiamavo Quarta Città). 
Inoltre, Malgorzata è bella.



Però diventa ancora più bella quando fa fotografie.


Andare in giro con lei è stato un piacere, perché entrambe ci fermiamo spesso a scattare. 
Una persona senza macchina fotografica si sarebbe spazientita. Ma noi l'avevamo entrambe! Che fortuna.
Inoltre, Malgorzata diventa ancora più bella in certi suoi gesti. 
Quando vede qualcosa che le piace - un fiore, un bambino, un ragazzo che canta per le strade di Siviglia - allunga una mano sorridendo di simpatia, come per toccare questa cosa, in realtà senza sfiorarla quasi mai.
Poi, quando si camminava insieme - io magari due passi più indietro, perché sono più lenta, e perché questa è la mia abitudine - lei si voltava a guardarmi, di tanto in tanto, e vedendomi mi sorridevo con un'espressione contenta, e un gesto del capo di approvazione.

Così, il mio consiglio di bellezza da giornalessa è questo: fate tante cose, perché se la natura non vi ha favorito dal punto di vista statico, noi, dinamicamente, possiamo ribaltare la situazione in nostro favore, e riappropriarci del nostro aspetto, in maniera meno banale di quanto comporti l'uso di ombretti, cyclette e botulino.
Bisogna provare a fare di tutto, soprattutto cose che piacciano, come è logico, ma magari anche quelle che sono diverse da quanto è tipico e normale.

Chi lo sa, magari Malgorzata è meravigliosa quando boccia i suoi studenti agli esami, e tutti gli studenti con lei li ripetono almeno due volte, perché "Ah, quando mi manda via la Waszinska...".

Io, ad esempio, questa settimana vado a comprarmi un frustino. 
O forse no.

Buona settimana!



Silvana

13 luglio 2015 - Buenas noches

...faccio troppe cose, corro di qui e di là, parlo un'altra lingua, insomma la Spagna mi ha un po' coinvolto con i suoi ritmi ipervitalistici, e il risultato è che ho troppo sonno...

Ci risentiamo presto!

Buenas noches




E buona settimana!

lunedì 6 luglio 2015

6 luglio 2015 - Pensiero scientifico

Forse ho già detto che, secondo me, il pensiero superstizioso è solo un pensiero scientifico mancato: si cerca la causa di una sfortuna, o di una fortuna, o comunque di un semplice fatto, e la si trova in un gatto nero piuttosto che in un qualsiasi fenomeno fisico. Quello che è fondamentale, per la mente umana, è individuare delle correlazioni tra gli eventi e darsi delle spiegazioni.

E' vero che, in ogni caso, per certe menti il pensiero scientifico rimane sempre un po' borderline. Poco galileiano. Piuttosto fantasioso, anche in ere altamente tecnologiche come quella che stiano vivendo.

Io, ad esempio.
Cerco di dare spiegazioni a certi fatti, per poi rendermi conto di essere arrivata solamente a interpretazioni molto soggettive.

Per esempio: il tempo.
Non ho mai capito la teoria della relatività di Einstein - anche perché nessuno si è mai preso la briga di spiegarmela - però mi è molto chiaro che il tempo è solo una forma di energia.
La dimostrazione: se tirate fuori la bistecca dal congelatore la mattina, prima di uscire, il tempo ve la scioglie.
Se vi dimenticate di tirar fuori la bistecca, dovete accendere il microonde - cioè, vi toccherà bruciare una certa quantità di calore.
Quindi: l'unità di misura del potenziale energetico del tempo è la bistecca congelata.
E ancora: volete rendere più prezioso il vostro tempo? Congelate non bistecche, ma caviale.

Un'altra teoria: tutti sanno che l'uomo di Neanderthal non ha niente a che vedere con l'Homo Sapiens Sapiens Erectus - cioè noi - ma  rappresenta una linea evolutiva parallela, oltre che estinta.
Però qualche storia d'amore tra i Sapiens e i Neanderthal c'è stata. Quindi, navigano anche nelle nostre vene i cromosomi di questi simpatici protouomini dalle fattezze grossolane.
I quali - è stato dimostrato - avevano uno spiccato temperamento artistico, e una visione estetica della vita. Ad esempio, si mettevano le piume tra i capelli per adornarsi. 
I Sapiens, invece, erano meno sognatori e più aggressivi. Niente piume tra i capelli, per loro: solo asce di pietra e cosci di mammouth.
Secondo me, gli artisti tra noi sono gli individui in cui la componente neanderthaliana del patrimonio genetico si è concentrata più che negli altri.
E da cosa si riconoscono gli artisti?
Ma dai piedi grossi da Neanderthal, naturalmente!

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O anche da un grosso nasone schiacciato. 
O da altre grossolanità del fisico, magari non visibili ad occhio nudo. Ma comunque presenti.

Un'altra teoria di stagione, sonora e calda.
Vi capita di attraversare parchi e campagne, mentre furoreggia l'estate, e di sentire un rumore tipo krrr-krrr-krrr?


E' il rumore che fa il caldo quando preme sulla volta del cielo. E' il caldo che diventa onda sonora. Come quando il contorno delle vecchie foto in bianco e nero si fa giallo: non è un fenomeno chimico, è il tempo che preme ai bordi delle immagini.
Vi avevano detto che sono le cicale?
Non è vero.
E' una teoria diffusa dai ceramisti provenzali, per vendere i loro stupidi souvenir.

Risultati immagini per cigales provencales
Immagine da internet

Noi speriamo che il caldo non sfondi mai la volta celeste.
Anche se in questi giorni si sta impegnando per davero!

Un'altra teoria naturalistica: mi sono sempre chiesta come mai i lombrichi emergano dalle profondità della terra solo al mattino presto, o quando piove.
Poi ho capito: loro emergerebbero sempre. Loro vivrebbero alla luce del sole, se potessero. Come tutti noi.
E' che in condizioni normali si disidraterebbero e ci rimarrebbero secchi - letteralmente.


Parlare di lombrichi mi fa pensare a una stupenda poesia di Garcìa Lorca che ho letto tanti anni fa.
Diceva che i vermi sono disperati perché non hanno braccia, e non si possono abbracciare.
Una teoria scientifica molto più bella delle mie.
Chissà che piedi grossi aveva Federigo!



Federigo era di Granada.
Granada è in Andalusia.
Anch'io sono in Andalusia, in questo momento.
Però sono a Malaga.
Quindi non scrivo poesie, ma mangio gelati.

Una logica ineccepibile.
Davvero scientifica.

Buona settimana!

Silvana