lunedì 30 maggio 2016

30 maggio 2016 - Sapersi accontentare


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Bardzo bardzo lubię to, smaczne smaczne smaczne, jestem wiewiórki superzczęśliwy!

Trad. (approssimatyvamente): Mi piace tanto tanto, buono buono buono, sono uno scoiattolo superfortunato!


Dobrego tydzieńa!


Buona settimana!





Silvana




domenica 22 maggio 2016

23 maggio 2016 - Vedi Napoli

La coppia che funziona, dicono, è la coppia armoniosa.
Quella in cui bellezza, intelligenza, cultura e ricchezza sono distribuite abbastanza uniformemente.
Un uomo ricco, si legge nei romanzi, può sposare la ragazza povera, ma solo se è particolarmente bella per compensazione.
E così via.



Io penso che ci dovrebbe essere uniformità anche in ciò di cui i due componenti sono a conoscenza.
Se uno dei due sa molte cose e l'altro no, di sicuro c'è del marcio.
Ad esempio, l'ultimo giorno che io e il mio ex siamo stati, per così dire, insieme, lui si è offerto di lavarmi la schiena mentre facevo il bagno.


Quello di lavarmi la schiena era una gentilezza cui lui malvolentieri si rassegnava.
Quando glielo chiedevo, mi guardava come si guarda la bambina ritardata che non è in grado di capire cosa sia giusto e cosa sbagliato.
Col senno di poi, ho capito che questo servigio così disgustoso per lui me l'aveva offerto come ultima, pietosa dimostrazione d'affetto.
Perché quella persona, al contrario di me, sapeva che di lì a qualche ora mi avrebbe dato un calcio nel sedere.

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Jacques-Louis David: La morte di Marat

Ripensando a questo episodio, mi è venuto in mente che tutto quello che facciamo, prima o poi, lo faremo per l'ultima volta.
A volte ne siamo pienamente consapevoli. E' una nostra scelta.
Io, ad esempio, qualche anno fa sono andata a Napoli, e quando due scugnizzi senza nessuna ragione apparente mi hanno tirato addosso una bottiglia di acqua minerale dall'altro lato della strada – la bottiglia era piena, la loro mira buona – io ho capito che quella per me sarebbe stata la prima e anche l'ultima volta.
Ho visto Napoli e poi morirò, mettendo tra i due accadimenti, speriamo, ancora qualche anno - senza Partenope mai più mai più.
Guardare Gomorra-la Serie per quanto mi riguarda è più che abbastanza.


Ogni tanto, mia madre si rende conto di non arrivare più a fare una certa cosa, e mi dice: “Questa volta è stata l'ultima”.
Faccio così fatica ad affrontare questo pensiero, che non riesco a portare nessun esempio.

Un paio di mesi fa, nella mia biblioteca una mia amica e collega ha inaugurato una sua mostra fotografica.
Sapeva che la festa sarebbe stata il suo estremo saluto agli amici.
Potrei dire qualcosa dello stato d'animo con cui noi abbiamo affrontato l'avvenimento – non riesco a farmi una ragione di quello che possa essere stato il suo.
Marisa, d'altronde, era una persona speciale.

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Veduta parziale dell'allestimento

“Memento mori”, dicevano gli antichi. 
Oggi, spesso ci invitano a vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo.
Che sciocchezza: come potrei sopportare di cadere preda di sconvolgenti attacchi di panico ogni volta che si alza il sole? Di uscire con un'amica per mangiare una pizza, e abbracciarla piangendo sconsolata, quando ci separiamo? 
Se dovessi sapere che una certa pizza è l'ultima della mia vita, non riuscirei nemmeno a masticarla.

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Una pizza - napoletana, naturalmente (immagine da Google)

E poi: queste mail che vi mando ogni lunedì.
Senza dubbio, prima o poi finiranno.
Sarà perché non ho più niente da dire, o perché capirò che a voi non fa più piacere riceverle, o perché un super baco informatico si è impossessato di tutti i pc. Una specie di fine del mondo, insomma!

Con parolaccia finale. Se non volete sentirla, non guardate questo video

Però, ancora per questa volta ve la mando.
In anticipo, perché domani parto per un altro viaggio, e non sarò abbastanza ben collegata.
Se lunedì prossimo non mi sentite, vorrà dire che qualcosa è andato storto.
Ogni tanto capita.

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Cracovia (immagine da Google)

Però il mio subconscio, come ci insegna Freud, è convinto che io vi scriverò per sempre. 
Facciamo finta di niente.
Dipendesse da me, non vi farei mai mancare il mio

Buona settimana!

Silvana


lunedì 16 maggio 2016

16 maggio 2016 - La terrorista

Che cosa ci dà sollievo quando abbiamo un problema?
Risolverlo, innanzitutto.
Oppure: costatare che un altro ha un problema peggiore del tuo.

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Bruegel: La parabola dei ciechi

Meno cinicamente, io ho trovato grande conforto, qualche giorno fa, nelle parole di Marie, che mi ha riportato la forte tentazione provata da un suo amico di far volare il figlio giù dalla finestra.

Ma allora, non sono sola!
Che sollievo, qualcuno ha provato le mie stesse pulsioni negative, e dunque: sono normale, non sono pazza!

Perché è vero, io non ho figli, però ho una bella gattina.

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Titina, quand'era piccola e innocente

E sarà per le tempeste ormonali che i suoi innamoramenti scatenano in lei, sarà che mi ha tenuto il muso per averla lasciata dalla zia mentre ero al mare, sarà quel che sarà, ma fino a qualche giorno fa questi tre chili di gatto mi hanno reso la vita un inferno.

Titina mi piantava le unghie nelle carni - e non sono del tutto sicura che fosse per gioco.
Correva come un'indemoniata per tutta la casa.
Ma soprattutto, si arrampicava su e giù per i miei scaffali, preferibilmente di notte, e in genere allo scopo di tocchignare le mie ceramiche per poi farle precipitare rovinosamente a terra.

Può sembrare buffo a leggerlo, ma vi assicuro che avere un gatto pazzo in una casa di due stanze non è uno scherzo - soprattutto se fai ceramica da una vita.



Senza contare che oramai un problema, a me, mi riverbera tutta una condizione esistenziale.
Ma come - pensavo: adotto un micio, e il micio mi si rivela un piccolo killer peloso?
Ma quanta delusione e frustrazione mi toccherà mai, in sorte?
Ma quand'è che me ne andrà bene una?
Ma quanto potrò ancora sopportare?
Insomma, uno strazio.

E dunque, come ho reagito a questo problema?
Ho preso le ceramiche e le ho spostate molto in alto, o molto in basso, oppure le ho nascoste nei cassetti.
Ho cominciato a far dormire Titina da sola, nella "sua cameretta".

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In priggione!

Poi, al culmine della crisi, ho scritto alla coppia di conoscenti che mi hanno dato la Titi, pregandoli di venirsela a riprendere.
Loro, tanto simpatici e gentili quando me l'hanno portata, non mi hanno nemmeno risposto.
Non rispondere quando non ci fa comodo è sempre un'opzione vantaggiosa.

Poi, come ho già scritto, ho sognato ad occhi aperti di liberarmi del mostro in modo drastico e definitivo.
Ma questo sogno non l'ho realizzato.

Invece, ho cercato di razionalizzare il problema.

Mi sono detta: ogni tanto i gatti pazzi, selvatici e cattivi capitano.
Se di Titina non mi occupo io, chi mai se ne occuperà?

E poi, lei a me ha rotto due vasi, ma io a lei davvero faccio solo del bene?
La costringo a vivere in due stanze, decido io quando e cosa deve mangiare, fra poco le farò aprire la pancia perché non possa più innamorarsi e avere dei gattini - non sono questi dispetti peggiori?

E mi sono anche detta: ma con tutto il male spaventoso che abbiamo fatto noi, esseri umani, a milioni di animali grandi e piccoli sulla faccia della terra, dai tempi dei tempi, che cosa saranno mai al confronto quattro graffiate e quattro ceramiche rotte?

Allo stesso modo si legge che oramai bisogna imparare a convivere col fenomeno del terrorismo, mentre molti - tra cui io - condividono la consapevolezza che se l'Occidente non si fosse comportato in modo così ignobile col resto del mondo, forse questo fenomeno non esisterebbe.

Quindi, ancora una volta, mi devo rassegnare.
Amen.

Però questi giorni sono giorni buoni.
Io sono a casa in malattia e lei dorme serena.
La faccio giocare gettandole palline, noci secche e peluches da un'estremità all'altra della casa.
La nutro.
Cerco di spazzolarla.
Ogni tanto riesco a tagliarle anche un'unghia.
In momenti particolarmente ispirati, lei mi fa le fusa.
E' allora che penso che forse non è vero che l'anima, se esiste, è dentro di noi.
La nostra anima probabilmente è esterna: la mettiamo in tutto ciò che facciamo e che amiamo.

La mia, evidentemente, è pelosa, e ogni tanto fa le fusa, ogni tanto è cattiva.


Buona settimana


Silvana



lunedì 9 maggio 2016

9 maggio 2016 - Esercizi sullo spazio

Per comprendere come vivano i ciechi si possono chiudere gli occhi mentre ci si muove per il mondo.


Per capire i problemi dei sordi ci si può tappare le orecchie con la cera. Non si sentono più nemmeno le sirene!


O almeno così scriveva Lui.

Ci sono poi altre forme di handicap meno note, meno eclatanti, che però procurano non pochi problemi di ordine pratico a chi ne è afflitto.
Io, ad esempio, non ho il senso dell'orientamento.

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Duomo di Lucca

E quando dico che non ce l'ho, intendo dire ma proprio per niente.
Sono affetta dalla nascita da una sorta di Alzheimer spaziale.
Il mondo, per me, è una sorta di entità inconoscibile, o per meglio dire inapprendibile, se non a costo di tanto, tanto tempo e tanto impegno.

Lo so: quasi nessuno, lì fuori, conosce il senso di smarrimento e di vergogna che mi prende quando, in un ambiente che dovrebbe essermi noto, sono costretta a chiedere informazioni ai passanti - se ci sono.

Sopperisco alla mia mancanza in vari modi.

Mi circondo di amici-guida che mi portano di qua e di là.
Grazie a loro, ho imparato ad affidarmi con fiducia alla guida degli altri, come quando si fa il morto sulla superficie del mare.

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Immagine da Pinterest

C'è stato chi non ha apprezzato questo ruolo, ma è un discorso troppo lungo.

Poi, naturalmente, compulso le cartine, chiedo informazioni, e utilizzo tutti gli strumenti cui è ragionevole ricorrere.

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Magari potrei farmi tatuare una bussola! (Immagine da pinterest)

Più spesso, resto a casa mia a leggere.
Il mio divano, in fondo, è il posto che conosco meglio di tutti sulla terra.

Ma anche la tua casa, dopo decenni di accumulo di oggetti, può diventare un luogo inconoscibile.
Persino io, che sono un'accanita conservatrice, di tanto in tanto mi dedico alla cernita delle mie stratificazioni geologiche, per alleggerirmi un po' - e potermi muovere meglio.

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Titina collabora con aiuti non richiesti

E dunque, la settimana scorsa ho dato un'occhiata a certe mie vecchie corrispondenze con amici e colleghi che ormai non hanno più niente a che vedere con la mia vita, per liberare il mio armadietto di qualche peso.

Devo dire, mentre leggevo quelle vecchie righe, due cose mi hanno colpito. Forse tre.

La prima: quanto poco sono cambiata io.
Non sono passata attraverso gli stadi della vita adulta che sono toccati in sorte agli altri - matrimonio, figli etc. etc. - e quindi continuo da decenni ad occupare il tempo nei miei soliti modi da scapola. 
Le mie vecchie mail sono tutte un "Vieni al cinema con me?" "A che ora ci vediamo?" "Organizziamo un viaggio?".
Un po' come adesso.

Poi: mi stupisce come possano sparire persone e sentimenti che per qualche tempo - anche lungo - sono stati così importanti per me.
Questo mi procura un senso di smarrimento che nessun passante gentile potrà aiutarmi a superare.

Infine - e questa è la sorpresa piacevole - a volte sono riuscita a divertirmi.
Scrivevo lettere piuttosto simpatiche.

Ricordo, ad esempio, di aver avuto un amico argentino, scomparso dalla mia vita in un modo ignobile che sono certa di non essermi meritata.
Finché c'è stato, però, diciamo che è stato anche un buon amico.
In particolare, per un certo periodo ci siamo rimessi entrambi a studiare per cambiare qualcosa nella nostra vita di adulti.
Io preparavo il concorsone per diventare professoressa d'inglese.
Lui, l'esame da tassista nel comune di Milano. In pratica, doveva imparare la piantina della città a memoria.
Ci offrivamo sostegno e incoraggiamento reciproco.

Io, inoltre, per aiutarlo gli avevo preparato una serie di esercizi, spedendoglieli per mail.
Li propongo anche a voi (avrei voluto copiarli, ma sono troppo pigra. Accontentatevi della fotografia).


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Qui, lo strumento necessario per fare gli esercizi.


Forse non diventerete tassisti, ma dimostrerete certamente di essere più bravi di me.

Ci vuole poco...

Buona settimana!


Silvana


lunedì 2 maggio 2016

2 maggio 2016 - Gatti nel tempo

Come passa il tempo per i gatti?
Qual è la loro sensazione del trascorrere dei minuti?
Vanno più lenti, per loro? O più veloci?

Secondo me, quando dormicchiano - o, per meglio dire, entrano in stato di catatonia - il loro orologio personale rallenta quasi fino allo zero.
Per cui, quando lasciano questo mondo, a tutti gli effetti hanno la sensazione di aver vissuto secoli.

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Mizzi e Pepe 

Poi, ammettiamo che tu cominci a rifare il letto: il loro ritmo interiore accelera all'impazzata.


Se poi parliamo della velocità obiettiva e scientifica con cui invecchiano, esistono tante tabelle al riguardo:

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Da Pinterest

E dunque, quando adottate un gattino, per forza lui è molto più giovane di voi.
Poi vi rincorre, a un certo punto vi ritrovate coetanei, e il giorno dopo il vostro micio comincia a precipitare verso la vecchiaia, a un ritmo che voi non conoscete.
Che angoscia!

La scorsa settimana, in base a queste tabelle, si è dato un caso strano, più unico che raro.
Mia madre e la Mizzi, che adesso vive con lei, hanno compiuto 85 anni insieme.

Non hanno fatto granché per festeggiare.
Mia madre ha lavorato, come al solito.

Io l'ho trovata che puliva la zucca.

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Toglieva con gran cura ogni traccia di polpa dalle bucce, perché: "Quando eravamo piccoli ci hanno insegnato che è la parte migliore. E' la più vicina al sole, quindi è più dolce".

La Mizzi, poi, non sembrava per nulla consapevole del suo giubileo.
Dormicchiava.
Ha visto che sono arrivata e ha voluto che la spazzolassi.
Poi si è messa a vagare per la casa - il nostro fantasmino acciaccato

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per fermarsi sul balcone, a prendere un po' di sole sulla pelliccia.

Io l'accarezzavo, e pensavo al tempo che abbiamo passato insieme.
Mi sono chiesta che necessità ci fosse di vederla ridotta a uno straccetto.
Ho pensato che forse lo spazio è finito, mentre il numero di anime che premono per nascere è grandissimo, per cui per forza dobbiamo lasciare il posto ad altri.
Poi mi sono chiesta se, invece di muoversi il tempo verso l'infinito - come ci dice la nostra sensazione - non avremmo potuto avere un unico istante immobile ma senza limiti, in cui potessimo esistere tutti insieme in uno spazio illimitato, o comunque meno meschino di quello che ci è stato dato, così che non dovessimo dire addio mai a nessuno.

Ma non è così.

E chissà poi perché la mia anima ha premuto per nascere.


Buona settimana!


Silvana