lunedì 26 settembre 2016

26 settembre 2016 - Effetto Trilly

Immaginiamo che la gioia sia una funzione del nostro cuore, e quindi che la gioia sia un sentimento - o una sensazione - che possiamo provare automaticamente, indipendentemente da noi.

Inline image 1
Forse Cartesio diceva qualcosa del genere

In questo caso, io penso che la gioia possa essere simbolizzata dal cursore del sito di Elle France sotto Natale.
Sotto Natale, quando sposti il cursore del mouse da qui a là, da su a giù, in questo sito ( www.elle.fr ), una scia di stelline d'oro segue la tua mano.
A me piace moltissimo.

Negli ultimi tempi, ho provato quasi involontariamente gioia in queste occasioni:

- Un giorno ho mangiato nella mia solita trattoria.
Uscendo dalla trattoria, mi sono vista delle macchie sulla mia bella maglietta lilla, proprio sul petto.


Mi sono preoccupata, perché lavoro al pubblico.
Ai bibliotecari non è richiesto un abbigliamento formale, ma presentarsi a degli sconosciuti con delle patacche d'unto sul davanti, in posizione molto esposta, non fa piacere a nessuno.
E però, pedala che ti pedala verso la biblioteca, ho visto che queste macchie piano piano sono scomparse.
Non era olio, ma soltanto acqua!
Che sollievo. Che gioia.

- Un altro giorno, sono andata in banca per pagare le spese di casa dal bancomat.
Uscendo dal bugigattolo degli automatici - era una bella mattina di sole, con un venticello leggero - ho visto una piuma bianca levarsi verso il cielo, leggera e luminosa, trasportata da una qualche corrente ascensionale.
Mi è piaciuta tanto e sono rimasta lì a guardarla.


- Un altro giorno ancora, mi ha telefonato mia madre, e aveva una voce serena e contenta come non capita da mesi, e mi ha parlato di cose molto normali, che sono successe in modo molto normale, e mi ha detto che la mia vecchia gatta Mizzi quel giorno stava bene e aveva mangiato e aveva fatto molta cacca. E non sembrava che un futuro minaccioso ci stesse tendendo un agguato.
Sono stata bene tutto il giorno.

Altri momenti di gioia in questo momento non li ricordo.
Mi sono ripromessa, però, di prendere nota dei prossimi per iscritto.
Così ogni tanto li rileggerò, e mi sembrerà di avere delle stelline legate al sedere che mi seguono dappertutto, come se fossi la fatina Trilly.


O come se fossi la mia gatta Titina, che ha una bella coda lunga e pelosa.
E io ho sempre pensato che avere una coda deve molto divertente.

Titina, detto tra parentesi, è una bella fonte di divertimento - quando non mi fa disperare.

Inline image 2



Ma questo ormai è risaputo.


Buona settimana!





Silvana

lunedì 19 settembre 2016

19 settembre 2016 - Personalità e statistiche

A volte speriamo di essere eccezionali.
A volte, al contrario, di essere eccezionali abbiamo una grande paura.
Eccezionali nel senso etimologico: diversi dalla maggioranza.
Diversi verso il meglio, o diversi verso il peggio.

Io dico che siamo un po' tutti uguali, e che anche gli artisti, se non esprimono qualcosa che rappresenti anche il resto dell'umanità, sono solo degli incomprensibili extraterrestri.


A me, ad esempio, capita di avere pensieri che ritrovo in libri scritti prima che io nascessi.
Un bel dialogo tra vivi e morti.

Allo stesso modo, quando provo bassi istinti bestiali, posso essere sicura che altri li provano proprio come me, e con tanta più violenza, e li strutturano e ne fanno cosa pubblica, dando loro risonanza sociale, se non storica


Io, per lo meno, di tanto in tanto faccio autocoscienza e quindi ammenda.

Inline image 1

Il luogo dove più che altrove mi viene dimostrato che le mie pulsioni non sono eccezionali è la biblioteca dove lavoro.
In genere, se io trovo che un certo utente sia detestabile, ma non oso dirlo, posso essere certa che prima o poi una collega sbotterà: “Io a quella lì il libro lo picchierei sulla testa!”, o qualcosa del genere.

L'episodio più eclatante si è verificato di recente, con una Persona che è arrivata a lavorare con noi già da qualche tempo.

Devo dire che la mia prima impressione, così a pelle, è stata che questa Persona ci tenesse molto ma molto a fare bella impressione e quindi carriera.


Le modalità con cui la Persona mette in atto queste sue aspirazioni, per quanto riguarda strettamente me e il mio ambito lavorativo, è appropriarsi di mansioni e compiti che, nel tempo, ero sempre stata io a svolgere.

Quindi, se una volta ero io a inviare le mail informative – quelle, intendo dire, che la biblioteca spedisce ai propri utenti per annunciare l'imminenza di eventi culturali, o cambiamenti nell'orario di apertura, etc. etc. - da un momento all'altro, senza nessuna richiesta o annuncio o spiegazione, le mail si è messa a inviarle questa Persona.


E non dico che la mail adesso siano scritte peggio. Le informazioni passano. Lo stile di una dichiarazione ufficiale, poi, più di tanto non può cambiare.
Io, devo dire, mettevo le maiuscole dopo i punti fermi. Ma è vero che sono un po' più vecchia della Persona, e quindi legata a moduli stilistici che le nuove generazioni tendono a sovvertire.
E non voglio dilungarmi sul fatto che se un utente mi si mette di fronte e mi chiede una certa informazione, o se una collega mi interpella su una certa questione chiamandomi magari anche per nome, la Persona prima che io apra bocca interviene, e risponde al posto mio.

Io, qualche tempo fa, avevo accennato a questo problema con la Buona & Mediatrice delle mie colleghe, chiedendo opinione e consiglio.


La Buona & Mediatrice mi rispose: “Ma no! Non è vero! Quelle che hai tu sono tutte impressioni erronee, perché ti assicuro che la Persona è brava, la Persona è simpatica, è gentile e altruista!”. Sottinteso: sei tu ad essere in cattiva fede.

D'altronde non posso negarlo: la Persona si relaziona agli altri simpaticamente. Appare positivamente.

Però.

Però nelle ultime settimane hanno avuto luogo certi episodi.

Una mattina sto registrando i nuovi periodici a computer con il nostro bel programmino, e arriva una collega che mi fa: “Guarda, Silvana, aiutami a capire cosa siano questi spazi vuoti. Dimmi che fine hanno fatto le registrazioni del Corriere e dell'Espresso. Io non fo per dire, ma da quando la Persona si è messa a registrare le riviste senza chiedere niente a nessuno, in questo programma trovo un gran disordine...”.

Inline image 2

L'altro giorno ci portano un nuovo lettore di DVD per la visione in sede dei film, e la Persona si mette a lavorare col tecnico sull'installazione.
Però la collega che si occupa ufficialmente delle strumentazioni tecniche della biblioteca in quel momento non era assente.
Era presente.
E quando si è scoperto che i DVD non potevano essere guardati dagli utenti perché l'audio non arrivava in cuffia ha avuto il suo bel da ridire, e ha dovuto chiamare di nuovo il tecnico.

La collega Buona & Mediatrice, poi.
La collega Buona & Mediatrice si occupa, tra le altre cose, di scegliere libri a tema per presentarli agli utenti in selezioni a parte.
Una delle sue ultime vetrine aveva il titolo “Donne investigatrici”.
Ma anche la Persona, da un momento all'altro e senza dire niente a nessuno, qualche tempo fa si è messa a esporre selezioni in giro per la biblioteca.
Subito dopo che “Donne investigatrici” ha lasciato il posto a “Libri e città”, ecco che spunta l'espositore “Giallo mimosa”, organizzato da Persona, che naturalmente ha per tema le donne investigatrici.
So che la collega Buona & Mediatrice non l'ha presa bene.

L'altro giorno, infine, un'altra collega ancora mi ha raccontato che certe osservazioni sul proprio lavoro in biblioteca se le è sentite fare addirittura dal Responsabile. “Di certo è stata la Persona a parlarne con lui. Ma non capisco perché la Persona non venga a fare i suoi commenti direttamente a me!”

E quindi ci si è chieste: cosa vorrà mai ottenere la Persona, comportandosi così? Vuole fare carriera? Ma perché dunque è venuta a lavorare in una biblioteca e non è rimasta nel Settore da cui viene, dove certamente le prospettive di avanzamento sono molto più numerose?

E come può una persona, nel complesso, agire all'interno di un gruppo sociale con tanta insensibilità per le convenzioni e i rapporti umani?
Io sospetterei un principio di autismo, se una psichiatra non mi avesse spiegato, tempo fa, che il principio di autismo non esiste: o si è affetti del tutto, oppure per niente.

Ma in fondo in fondo non mi interessa più di tanto occuparmi di questo.
Sono problemi Personali.

Quello che intendevo dire è:
Credete di essere eccezionalmente originali?
Credete di essere eccezionalmente cattivi?
Oppure, al contrario, di essere vittime di un comportamento ritagliato apposta per voi da parte di qualcuno?
Non è vero niente, per principio.
Quello che pensiamo, e ciò che ci capita al mondo, è semplicemente rappresentativo di un'intera categoria.
E' statistico.

Poi, è vero che ognuno può metterci qualcosa di molto personale – e l'Arte ne è la dimostrazione.


Ma questo è un altro discorso, molto ampio.
Lo rimandiamo ad altra sede.


Buona settimana!

lunedì 12 settembre 2016

12 settembre 2016 - Il mio primo social network

Io sono una persona che fa liste.
Le liste mi danno l'illusione di avere un qualche controllo sulla mia vita.

(Che cos'è settembre (cioè marzo, agli antipodi) ? Una bellissima lista di ipotesi)

Venti o trenta anni fa ho cominciato a tenere l'elenco dei libri che leggo. 
Così, adesso, se mi imbatto in una storia che mi suona familiare, posso controllare se per caso non sia la seconda volta che, del tutto inconsapevolmente, prendo in mano quell'opera. 
Un vantaggio che col tempo si rivela sempre più utile.

Così, mi sembra solo giusto che il mio timido ingresso nel mondo virtuale dei social network io l'abbia fatto con anobii.


Dopo aver inserito i primi libri della mia biblioteca, una sera, sono stata a vedere che succedeva e - miracolo! - subito ho avuto un feedback: già la mattina dopo qualcuno mi aveva scritto per dirmi che le opere elencate erano belle e interessanti, ma che sarebbe stato contento di leggere anche delle recensioni.

Dunque, ho cominciato a scrivere qualche riga di critica.

Di seguito, riporto una decina tra i libri cui ho dato cinque stelle di valutazione - il massimo che si possa dare su anobii.


Inline image 1

Geniale e necessario
La maestria linguistica gaddiana unita alla levità italocalvinesca.
Il rapporto con la madre e gli animali - due argomenti che sono anche miei.
Grottesco e tenero, divertente e straziante, ironico e fantasmagorico, spero che Rosa Matteucci ne scriva altri ancora così - non tanti tanti ché costan sangue, ma comunque abbastanza. E io la ringrazierò per sempre.

Inline image 2

Il principe granchio

e altre fiabe italiane


Il tesoro nascosto
Questo libro è un forziere colmo di oro e pietre preziose, nascosto ai piedi di una grande quercia.
Noi non sappiamo più dov'è, però il tesoro è nostro, e questo mi consola immensamente.

Inline image 3

La finestra dei Rouet


Magistrale

Monocromo, monomaniaco, densissimo, questo libro sgocciola sudore e afa nella prima parte, pioggia e lacrime nella seconda. 
Il punto di vista della narrazione passa ondeggiando dalla protagonista allo scrittore, e poi ancora alla protagonista, come in un sogno. Alla fine si fa sempre più piccolo, sempre più piccolo, finché viene inghiottito nel nulla.
Forse il miglior libro di Simenon che abbia mai letto. Di certo, l'unico che mi sembri scritto lentamente.

Che cos'è un bambino?

Inline image 4

Se quando leggi questo libro senti un leggero raschiare, un pizzicore dentro, come quando il dentista ti sottopone a terapia canalare, non è perchè questo libro parla di tuo figlio, o di tuo nipote, o del figlio del vicino: è perchè questo libro ti parla di te.

Inline image 5

Autobiografia di mia madre

Essenza dell'autobiografismo

"...sentivo l'odore di questo bagnato, era sangue, sangue fresco e sangue vecchio. Il sangue fresco aveva un odore come un minerale appena estratto che non sia stato ancora raffinato e trasformato in qualcosa di presentabile, qualcosa cui si possa assegnare un valore. Il sangue vecchio emanava un odore dolce e corrotto, e questo lo amavo e lo inspiravo profondamente ogni volta che sovrastava gli altri odori della stanza; forse lo amavo soltanto perché era mio."
Un romanzo potente, immaginifico, oracolare. Un procedere per illuminazioni sull'essenza di sé e del mondo che colpiscono come colpi di clava.
Inline image 6

Il re bianco


Eccezionale

Per riprendere De Andrè, questo romanzo è il fiore bellissimo che nasce da un gran mucchio di letame.

Inline image 7

Nel paese dei mostri selvaggi

Io sono Max.
Sono la barca che lo porta lontano.
Sono il mostro con la testa di toro.
Per essere la madre di Max non c'è più tempo.
Spero di trovare comunque una cena calda, quando ritorno.
Inline image 8

Mattatoio n. 5


Secondo la teoria del tempo dei tralfamadoriani, le bombe non hanno mai smesso di cadere su Dresda, Vonnegut non ha mai smesso di scrivere e io non smetto mai di leggere questo libro.
Che è una spirale narrativa terribile e divertente, amara e tenera, grottesca e sublime.
Un infinito manifesto contro la guerra.
Inline image 9
Un libro su cui ri-imparare a guardare le figure, come sui sillabari si imparava a leggere.
Un libro che stupisce, affascina, intenerisce. Il seppia della vita di ogni giorno che si riversa su città fantastiche, riconosciute come familiari. 
Chi ha parenti emigrati all'estero rivive in chiave onirica i racconti sulle loro prime esperienze da "alieni". E forse, dopo aver letto "L'approdo", guarderemo con altri occhi anche gli "alieni" tra noi.
22 euro sono pochi, per un'opera d'arte...

Inline image 10

Storia di un corpo


L'ossobuco

Per una strana forma di entropia tra libro e lettrice, avevo iniziato da poco quest'opera quando mi è venuta l'influenza.
Una sera, la temperatura ha cominciato a salirmi all'improvviso. Saliva, saliva... E' arrivata quasi a 40.
Io, che vivo da sola, sono andata a dormire col dito sul 118, preoccupata e incuriosita. "Chissà se mi sveglio cotta come un ossobuco...", mi sono chiesta.
Al mattino, fortunatamente, ero sfebbrata.
Verso la fine del libro, anche l'Autore ha citato l'ossobuco, parlando di se stesso.
Una vera affinità fisica, oltre che intellettuale.
Comunque sia, intendevo dire: leggetelo. A me, per esempio, è piaciuto molto.

Apprezzare un libro, si sa, non è come pesare ciliegie.
Il giudizio oscilla, l'umore del momento cambia, magari un romanzo ci colpisce perché ci dice qualcosa di molto personale, al di là delle considerazioni formali. 
Altre volte, al contrario, non ho dato "il massimo dei voti" a certi libri, perché l'autore ancora non è morto. Forse, dopo la morte dell'autore, non sono solo i quadri a diventare più preziosi.

Vi ha interessato davvero leggere quello che pensato di questi libri?
Io, come ogni lunedì, ho i miei dubbi.
Potete sempre rispondermi consigliandomi i vostri libri preferiti, e io li metterò nella mia Wish list.
A me interessa sapere cosa leggono gli altri, e cosa ne pensano, e trovare nuove ispirazioni.
E' per questo che mi sono iscritta ad anobii.

Buone letture.

E buona settimana!

lunedì 5 settembre 2016

5 settembre 2016 - Tu sei la mia

Amélie Nothomb è una delle mie scrittrici preferite.
Nonostante questo, non ritengo che tutto ciò che ha scritto sia un capolavoro.

Inline image 1
Uno dei miei preferiti

Però, anche nelle opere che trovo meno riuscite riesco a trovare dei passaggi o delle trovate o che mi deliziano e mi illuminano come fari nella notte.
Nel romanzo “Uccidere il padre “, ad esempio, ho letto una definizione del concetto di “simpatia” che mi ha chiarito un paio di misteri della vita. 
Avrei voluto prenderne nota da qualche parte, sul momento, ma sono stata troppo pigra. Ho chiesto a una collega che l’ha letto dopo di me di segnarsi la pagina e comunicarmela, ma lei si è dimenticata di farlo.
Insomma, non posso riportare la citazione precisa, ma in definitiva la Nothomb afferma, più o meno, che sono simpatiche quelle persone in cui la gente ravvisa un sincero e altruistico moto di interesse nei confronti degli altri. 

Negli ultimi tempi, la mia vita è tormentata da un continuo avere a che fare con gente che simpatica non è.
Prendiamo ad esempio la trattoria dove vado a pranzo quando ho il turno di pomeriggio in biblioteca.

Inline image 3

L’altro giorno mi ripresento nel locale dopo la chiusura estiva – e sappiate che oramai io sono una cliente assidua, se non fissa: mi vedono lì almeno tre volte a settimana da diversi mesi – dico "Buongiorno!" e il padrone, invece di ricambiare il saluto, si contorce in uno spasmo che a me sembra di disgusto (soffre di un disturbo motorio, ed evidentemente la mia vista lo aggrava) e mi domanda: “Vuole mangiare qui?”
Al mio gesto di consenso rassegnato, mi assegna un posto qualsiasi in una tavolata e mi abbandona al mio destino.

Io cosa dovrei fare, a questo punto? 
Andare a pranzo in quella trattoria per me è comodo: è sulla strada, si mangia abbastanza bene, se pranzo lì non devo passare la mattina a cucinare a casa, e grazie alla convenzione col mio Datore di Lavoro mi danno primosecondoacquacontorno per una cifra esigua.
Non ultimo: posso mettermi tranquilla a leggere, e mi servono.
Confesso che però, col loro atteggiamento, ogni tanto il cibo mi va di traverso.

Ho lo stesso problema con la pizzeria preferita del mio quartiere.


Sono anni ormai che, in famiglia, ci serviamo lì ogni domenica sera. Quando capita, ci porto anche le mie amiche. 
Eppure con noi i padroni sono bruschi, scostanti, sbuffanti.
Cosa dovrei fare? Smettere di andare da loro? 
Eppure, la pizza nella vita di un italiano è importante.
Conoscere una pizzeria buona nel proprio quartiere è un po' come avere un buon medico, una buona parrucchiera. Un buon amico...
Forse è meglio continuare a sopportarli pur di mangiare una pizza che mi piace? 
Non saprei.

Ma il problema più grave, ultimamente, ce l’ho nel mio ambiente di lavoro.
Non ho voglia di dilungarmi: dico solo che nella mia biblioteca mi sento tagliata fuori da ogni discorso professionale o umano.


A me, le comunicazioni su eventi iniziative fatti vari arrivano solamente per via ufficiale.
Tanto che se le mie colleghe fossero meno "gentili", forse potrei pensare a un'azione di mobbing.

Mia sorella dice che vivere la vita provando fiducia nei confronti del prossimo è una necessità primaria. Abbiamo bisogno di fidarci degli altri.
Secondo me, è una necessità primaria anche incontrare gente che ci tratti con simpatia.
Come pure respirare aria pulita, o bere acqua non inquinata.
Tutti diritti che nelle grandi città vengono disattesi.


Essere trattato male, in fondo, è un vero e proprio ricatto psicologico, capace di innescare pensieri distruttivi come una bomba.

Nella mia biblioteca, ad esempio, quello che vengo indotta a pensare è: mi trattano così perché quella odiosa e insopportabile sono io.
Mi trattano così perché me lo merito.

Ma in realtà, non credo di meritarmelo.

Anche se, lo confesso, io per prima un sincero e altruistico moto di interesse nei confronti degli altri non sempre lo provo.
Con certe persone sono brusca, sprezzante, scostante, le vedo e mi prendono gli spasmi di disgusto, a volte persino vorrei tirargli un pugno in faccia.

Chi lo sa.

Forse è vero che non sono tanto simpatica...

Inline image 4

Buona settimana!


Silvana