lunedì 20 febbraio 2017

20 febbraio 2017 - Paradossi in campo lavorativo

E' cambiato molto, nel tempo, il posto dove abito

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Immagine da Google

e continua a cambiare.
Un paio d'anni fa, ad esempio, hanno costruito un centro commerciale con supermercato subito all'inizio del paese, sulla sinistra, venendo da Milano.

Non ci vado spesso: è lontano da casa mia, e non mi è simpatico.
Ma trovo che i prezzi siano convenienti in materia di cibo per gatti, e allora di tanto in tanto ci faccio un salto, perché la Titina è figlia unica ma mangia come se fosse un due per uno.

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Titi

E ogni volta che passo per di là, non posso fare a meno di pensare alla mia compagna di classe Isa.

Era una persona estroversa e socievole, la Isa, e dal di fuori sembrava intelligente.
Noi che condividevamo con lei le mattinate, però, sapevamo che era in grado di prendere sviste molto notevoli nella valutazione del reale, e che la profondità delle sue osservazioni spesso lasciava a desiderare.
Un piccolo esempio per tutti: interrogata sul diametro di un tubo capillare, scambiò la battuta di un compagno per un suggerimento, e rispose "Cinque metri!".
Io, col tempo, ho fatto esperienza di altre sue caratteristiche.
Ad esempio: se le rivelavi un fatto tuo personale, lei poi lo diffondeva in chiave comica in tutta la classe. Spacciava come reali dei dati partoriti dalla sua fantasia. Non si presentava agli appuntamenti.
Ciliegina sulla torta: aveva un gusto nel vestire e nell'accostare i colori che non condivideva assolutamente con nessuno.
Non in questo Paese. Non in Italia.

Però era piuttosto fortunata.
Sempre rimandata in almeno tre materie, non è mai stata bocciata - se questa è fortuna.
Non è mai stata sola in vita sua.
Ha trovato lavoro subito dopo le superiori e ha fatto carriera per diventare - rullo di tamburi - somma responsabile della linea di abbigliamento in tutti i supermercati d'Italia che appartengono a questa catena del nuovo centro commerciale della mia città.
Insomma: quando vado a comprare scatolette e animelle per la Titina, passo accanto a quei bei vestitini, e non posso fare a meno vedendoli di pensare alla Isa e a come si vestiva ai tempi del liceo, e alla volta in cui, incontrandola per caso, mi ha detto: "Uffi, sono stanca, devo sempre andare per sfilate di moda...".

Un caso simile è rappresentato dal mio amico Pietro Paolo del tempo che fu.
Pietro Paolo era argentino di Buenos Aires, ma oriundo italiano.
Quando laggiù si scatenò la grande crisi economica, alla fine degli anni '80, venne a vivere a Milano.
Qui si diede a molte attività, tra cui il cuoco, il guardiano di pappagalli, l'investitore in borsa.
Quella che però gli ha procurato le maggiori soddisfazioni, e che immagino ancora adesso eserciti - ma non più da noi: si è trasferito in Spagna - è la professione di tassista.


E anche questo è paradossale, perché non so se siate mai saliti su un'auto guidata da un sudamericano.
Vi assicuro che la loro guida è molto fantasiosa, nell'ipotesi migliore.
Nell'ipotesi peggiore: un film de paura.
E se la mia è solo la stupida generalizzazione di un caso singolo, sappiate che questo caso adesso fa il tassista a Malaga.

Nerja, una città vicina a Malaga

Come volevo dimostrare: un paradosso.

Il terzo paradosso lo rappresento io personalmente.
Io, che non ho figli o nipoti, e non mi sono occupata dei bambini delle poche amiche che li abbiano avuti - anche perché non me l'hanno mai chiesto.
Che in biblioteca non vengo quasi mai assegnata alla sezione dei ragazzi perché le colleghe sono convinte che io i bambini me li mangio.

Però mi è capitato di scrivere dei testi per i piccoli, che sono stati pubblicati e anche tradotti.

E qualche giorno fa ho avuto la riprova che in Brasile ci sono bambini che imparano a contare anche grazie a me:


E se questo è un paradosso - um dois tres quatro - ne sono felice e me lo tengo.

Boa semana a todos.

Buona settimana!


Silvana




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