lunedì 6 marzo 2017

6 marzo 2017 - Serendipity familiare

Io non è che non abbia più idee.
E' che so che non vale la pena lavorarci.
Ad esempio, come mi dice la mia amica Giulia: anche se scoprissi un libro bellissimo in lingua straniera e qualche casa editrice comprasse la mia traduzione, questo libro non vedrebbe mai la luce.
Per una qualsiasi ragione, rimarrebbe chiuso in qualche cassetto - come d'altronde è già successo.

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Ad esempio: questo libro è prigioniero in un cassetto della casa editrice Adelphi

In campo fotografico - per dire - mi piacerebbe riprendere i cani che aspettano i padroni, legati fuori dai supermercati.
E le luminarie di Natale appese ai balconi dei quartieri proletari.

Non lo faccio.

Avrei sempre voluto fotografare mia madre che porta da mangiare ai piccioni, ogni mattina.
Ma questo comporterebbe una levataccia. Uscire di casa prima delle 8. L'attesa al freddo, da sola nel parco.
Ho sempre rimandato.

Stamane, però, è capitato che appena sveglia, senza neanche lavarmi, mi sia precipitata al laboratorio di analisi mediche dall'altra parte della città.
Non sono stata efficiente, lo giuro: rimandavo l'impresa ormai da un mesetto o due.
Però oggi l'ho fatto: loro sono stati veloci, e io subito dopo ho fatto un salto a citofonare a mia madre.
Non posso passare dalle sue parti, con un po' di tempo a disposizione, senza farmi viva da lei.

Lei non era in casa.

Infatti era già quasi per strada: me la sono vista venire incontro col suo carrellino della spesa.
Era contenta di vedermi.
Ho capito che avrebbe voluto che l'accompagnassi, e l'ho seguita.
E quindi, anche se non avevo con me la mia macchinetta migliore, alla fine il reportage filiale in qualche modo l'ho fatto.

Mia madre, come dicevo, cascasse il mondo ogni mattina porta da mangiare ai piccioni.
Anche quando mio madre è morto all'improvviso, tanti anni fa: la mattina dopo lei si è svegliata, e per prima cosa ha tagliato il pane vecchio a cubetti per portarlo agli uccelli.

A quei tempi lo distribuiva sotto casa.
La malevolenza della gente - e l'innegabile viziaccio di quelle bestie di sporcare ovunque  - l'hanno spinta a cercare angoli più lontani ed appartati.

Adesso, mia madre va al parco.


Si addentra.


Cerca il suo angolino.


​​
Nel frattempo, i piccioni la aspettano.


Se fosse stata da sola, le avrebbero volteggiato intorno come una nube pennuta.
Oggi, intimiditi dalla mia presenza, si sono spostati di ramo in ramo


come Tarzan nella giungla.

Mia madre è molto metodica.
Tira fuori un primo sacchetto di cibo per piccioni dal carrello, e lo distribuisce vicino a un certo albero.


Poi prende un secondo sacchettino, 


e va verso il secondo albero.


Nel frattempo, mi racconta le abitudini dei piccioni, delle cornacchie, degli altri frequentatori del parco.


Tra i pascolatori di cani, alcuni hanno fatto amicizia e chiacchierano con lei della rava e della fava.
Io stessa sono stata presentata a una signora molto amante degli animali, che ci ha raccontato cosa sia vivere sul bordo di un parco di questi tempi.
Altri cinofili fanno finta che lei nemmeno esista, e si voltano dall'altra parte.

Forse non amano i piccioni...


Forse non li amo del tutto neanch'io. Però sono tollerante.
E sono anzi contenta che esistano.

Perché era da anni che non vedevo mia madre felice come stamattina.

Magari anche perché c'ero anch'io, con lei, 


e le ho fatto le foto.


Dopo il parco, siamo andate insieme a casa sua, e mi ha offerto la colazione.

Poi, sono tornata a casa mia, e ho finito di vedere la seconda stagione di Girls.

Poi, sono andata al lavoro.

Un giorno mi sveglierò presto, ancora una volta, e tornerò al parco a fotografare mia madre con una macchinetta migliore.

Lo so.


Buona settimana.



Silvana

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