lunedì 24 aprile 2017

24 aprile 2017 - Altri angeli

La mia biblioteca è frequentata da gente mediamente maleducata.
E intendo "mediamente" in senso letterale: il microcosmo dei nostri
utenti è rappresentativo del resto della società.
Detto questo, so di lavorare per un pubblico elitario e privilegiato -
psicotici e barboni inclusi. Peggio sarebbe fare la cassiera in un
ipermercato.
In un ipermercato sì che entrano cani e porci. Perché la pasta la
mangiano tutti quanti - quindi, tutti la comprano.
I libri - anche se ormai in biblioteca non si cercano più solo quelli
- vanno pur sempre a finire nelle mani di una minoranza della
popolazione, e probabilmente non la peggiore.

Ma, come dicevo, la gente è mediamente maleducata, e nei luoghi
pubblici fa cose brutte.
Verso certi comportamenti io sono tollerante.
Ad esempio: se qualcuno si addormenta in poltrona, nel salone, a me
non sembra grave. Si dorme quando si è stanchi. Essere stanchi è
inevitabile. Assopirsi può essere incontrollabile. Chi non russa
rumorosamente, non si scompiscia scompostamente, non perde orribili
bave dalla bocca e non urla, in preda a incubi orripilanti, in fondo
non dà fastidio a nessuno.

Se vedo uno che fuma una sigaretta elettronica in corridoio, sono
presa da perplessità istituzionale, e non dico nulla.

Invece, a chi lascia i bagni in stato indecente brucerei il culo con
la fiamma ossidrica. Ma è difficile coglierli sul fatto.

E se sento qualcuno che fischia, vado a dirgli: "Non si fischia in biblioteca!".
Fischiare in luogo pubblico, per me, è proprio un gesto da cafoni.

E poi, nella mia vita, c'è stato solo un fischiatore.
Gli altri tacciano.

Il Solo Vero Fischiatore era l'uomo della nettezza urbana che svuotava
i locali pattumiera del mio cortile, quando ero piccola.
Era un uomo nero e riccioluto, con la barba sempre in crescita, la
pancia grossa e i lineamenti molto marcati.
Però, quando mi incrociava mi sorrideva e mi salutava. Mi chiedeva "Come stai?"
Per me, che potevo sempre contare sulla malevolenza della gente,
un'oasi di benessere.

E poi, come dicevo, aveva un clarinetto al posto delle labbra.
Avrebbe potuto fare il concorso alla Scala - e vincerlo.
Quando ero in camera mia e lo sentivo fischiare, giù in cortile, c'era
sempre il sole.


FINE PRIMA PUNTATA

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Buona settimana!


Silvana

lunedì 17 aprile 2017

17 aprile 2017 - Lunedì dell'Angelo




Forse una mosca che si gode beata la luce del sole crede di essere un angelo.

O forse pensa di essere una mosca bellissima.

O forse si dice "Come sto bene!", senza chiedersi chi è.


E questa è la mosca più felice di tutte.




Buon Lunedì dell'Angelo!


E buona settimana.


Silvana




https://www.youtube.com/watch?v=YXuHR7As_jo

lunedì 10 aprile 2017

10 aprile 2017 - Mi manca la citazione

Di tante caratteristiche che la gente può avere, è difficile dire se siano un difetto o un pregio.

Lo scriveva Kurt Vonnegut nei suoi romanzi di fantascienza.
Su un pianeta sei un criminale, su di un altro sei un benefattore dell'umanità.

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Kurt Vonnegut

Ma non ricordo di preciso il romanzo in cui l'ha scritto.
Mi manca la citazione.
Ho poca memoria.
E questo decisamente è un difetto.

Poi, ho una grande difficoltà di concentrazione.
Soprattutto quando dovrei occuparmi di qualcosa che non mi interessa.
Non mi interessa? Sbram!
Tiro giù la serranda del mio cervello e non ci sono più per nessuno.
Uno svantaggio per chi ha a che fare con me. Quindi, un difetto.
Un pregio per me stessa: non perdo tempo e non mi annoio.

La serranda precipita inesorabilmente quando non riesco a trovare un senso in quello che ascolto.
Cose già sapute. Cose ovvie. Cose prive di punti di vista. 
Parole che non si riferiscono a niente.

Quanto sarebbe meglio un bel silenzio.

Un bel silenzio.

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Avevo un'amica, una volta, con cui mi trovavo molto bene anche quando non si parlava.
Soprattutto se andavamo da qualche parte insieme in auto: lei guidava, io pensavo ai fatti miei.
Non parlavamo.
Forse, sono stati tra i  momenti più belli della mia vita.

Stavamo così bene.

Sono sicura che anche voi starete bene con me, se quando non ho niente da dire taccio.

Facciamo finta che stiamo andando in auto da qualche parte, insieme.


Buona settimana!


Silvana



lunedì 3 aprile 2017

3 aprile 2017 - Polverosi deserti battuti da venti siderali

Titina è figlia mia, e in quanto figlia mi assomiglia.


Non solo perché mangerebbe dal mattino alla sera, e anche di notte.

Titina è molto disordinata.

Io cerco di arginare l'azione congiunta della sua e della mia tendenza a segnare il territorio ovunque sia possibile, 

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Scatola dei giochi

ma è tutto inutile.
La mia casa - forse come tutte le altre - è piena di angoli oscuri in cui i giochi della Titi possono scomparire.
Sotto le cassapanche,

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sotto il divano, sotto il letto...

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Lo vedete anche voi il Topolo?

Spazi come deserti polverosi, battuti dai venti siderali, in cui palle, pupazzetti, piume e gusci di noce spariscono, manco fossero inghiottiti da buchi neri.


Il pon-pon preferito di Titina, ad esempio. La palletta rossa, quella che rimbalzava da sola
Dove sarà scomparsa?

La ritroveranno quando, un domani, per la ragione che sarà, la mia casa verrà sbaraccata.
Magari, accanto all'orecchino d'oro cui ancora oggi ogni tanto penso con nostalgia (ma quello devo averlo smarrito nel cortile di casa, e qualche vicino lo avrà subito venduto al ricettatore locale).

Io, ad esempio, dopo essermi trasferita dove vivo ora, sono andata avanti per anni a ritrovare sferette di metallo disseminate dagli abitanti di prima.
Che cosa si sarà mai spezzato, in quella casa?

L'altro giorno, però, in fondo ad un contenitore dell'Ikea ho ritrovato casualmente qualcosa di mio.
Una busta piena di ritagli di giornale, pizzini scopiazzati, lettere cartacee e appunti, raccolti nel corso di tanti anni.

Erano tutte ricette di cucina.

I ricordi delle persone rimangono fortissimamente attaccati alle loro ricette.
Non volete venire dimenticati? 
Diffondete i vostri piatti migliori.

Io, ad esempio, ho provato molta tenerezza a rileggere la ricetta dello spezzatino che mi aveva lasciato la mia "suocera" di Viareggio.
Non mi aveva regalato neanche la carta di una caramella, quando ci frequentavamo, ma so che a suo modo mi voleva bene.

Ho provato molta nostalgia anche a ritrovare la pagina di ricette di dolci che avevo strappato in una sala d'attesa, da una rivista del mio vecchio dottore.

Mi è dispiaciuto dover cambiare medico, quando lui è andato in pensione.
Non l'avrei mai creduto.
Forse non era un luminare, ma quando c'era lui, sapevo che in caso di necessità andavo, mi sedevo, aspettavo, e nel giro di un paio d'ore al massimo potevo contare su un parere, un certificato, un'impegnativa.

Adesso che lui è andato in pensione, per vedere il mio nuovo giovane medico devo telefonare a un centralino, prendere appuntamento, e aspettare due settimane prima di essere visitata.

Se il desiderio del nuovo dottore è quello di tenere i suoi pazienti a distanza, sta riuscendo perfettamente.
Peccato che io, però, non mi senta per niente tutelata.

Per tornare a quelle ricette rubate: le torte che ho già sperimentato - la ciambella e il cheese-cake senza cottura - erano ottime.
Tempo fa ho voluto provare anche la torta di mele, ma la busta coi ritagli era sparita.

Ora è ritornata.
Eccola qua!

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Se la provate prima di me, fatemi sapere se è buona.
E mentre la mangiate, ricordatevi del Dottor Adriano S.

Ricordatevi di me.


Buona settimana!