lunedì 31 luglio 2017

31 luglio 2017 - Narcisismo di ritorno

Mi capita, a volte, di andare in un certo posto in bicicletta, e di dover poi tornare in macchina o coi mezzi. 
In quei casi mi dico che se fossi stata abbastanza veloce a cambiare direzione, forse sarei riuscita a vedermi pedalare in senso inverso.


Ho passato il fine-settimana a salvare vecchie fotografie.
Il mio hard-disk storico mi ha abbandonato, costringendomi a cercare a destra e a manca per recuperarne il più possibile.
Purtroppo, molte foto le ho comunque irrimediabilmente perdute.
Ohimè.

Ma nel frattempo ho avuto modo di osservarmi in diversi scatti.
Il che in un certo senso è stato come voltarmi e vedermi.
E, di conseguenza, considerarmi.

Dunque, dirò in sintesi che la mia vita è stata resa peggiore di quello che avrebbe potuto essere dalla gran quantità di persone che mi ha detto esplicitamente o mi ha trattato implicitamente da persona brutta o anche bruttissima.

Rivedendomi, mi dico che obiettivamente la bruttezza non avrebbe dovuto essere un mio problema.


E mi dispiace per tutti gli anni in cui io, se mi fossi infischiata di tutti quelli che ho avuto la sfortuna di incontrare, avrei vissuto meglio.

E' vero, quelle mie immagini appartengono ormai al passato.
Purtroppo è arrivato il momento in cui l'idea che ho di me non corrisponde più a quello che vedo negli specchi, o nelle fotografie che mi vengono scattate.
Insomma, come dice la mia amica di Roma: non mi riconosco più.

Sono ingrassata e invecchiata.
E se è vero che dimagrire è sempre possibile (anche se improbabile), per ringiovanire dovrei attendere un intervento divino, o anche diabolico. 
Insomma lo escludo.

Ma se guardare le mie vecchie foto mi è servito a qualcosa, allora dovrei dire che in ogni caso sono contenta. Contentissima.

Perché comunque sono molto più bella ora di quanto non sarò fra cinque, dieci o quindici anni - sempre che non abbandoni prima il consesso dei viventi.
E proverò per la Silvana di adesso lo stesso rimpianto che ho provato ora per la Silvana di qualche anno fa.


E' tutto.



Buona settimana!


lunedì 24 luglio 2017

24 luglio 2017 - Photobooth

Il primo sogno è la normalità. Non essere da meno degli altri. Essere accettati dagli altri.

L'altro primo sogno è l'eccezionalità. Essere molto meglio degli altri. Essere riconosciuti e ammirati per le nostre caratteristiche straordinarie.

Poi, con l'andare del tempo, si arriva a sperare soprattutto di incontrare gente beneducata.
































Da qualche anno faccio le foto alle mie colleghe che leggono le favole ai piccoli utenti della biblioteca. Poi scarico le fotografie su qualche computer, al lavoro, e non so che fine facciano.

Se vengono spedite ai social, oppure a siti che si occupano di iniziative bibliotecarie di questo genere, non lo so.
Non dico che vengano inviate senza indicare il nome dell'autore: proprio non mi viene detto quello che succede alle mie foto.

Non so se scatterò ancora, alle letture.
Non mi piace sentirmi una macchinetta automatica della Stazione Centrale - un photobooth.

Però fare le foto ai piccoli è stato divertente.
Sono molto belli dal davanti, ma per ragioni di privacy e sicurezza ormai li si può riprendere solo dal didietro, oppure a pezzi, al limite quando sono mascherati e irriconoscibili.
Lo si può prendere come una specie di gioco. Una sfida.

Diverse erano le possibilità che si spalancavano davanti a Vivian Maier.
A quei tempi, problemi di privacy non ce n'erano!
E lei, comunque, non se ne sarebbe fatti.


Risultati immagini per vivian maier child
Foto da Pinterest


Chissà come la viveva, Vivian Maier, la fotografia. Lei che raramente sviluppava i suoi rullini...
Aveva risolto alla base il problema del riscontro presso il pubblico.

Chissà se nella vita, anche lei, aveva sognato normalità, eccezionalità, buona educazione.
Un vero mistero.



Buona settimana!

lunedì 17 luglio 2017

17 luglio 2017 - Pensativa

Avevo una gatta tricolore che io, guardandola in faccia, vedevo assolutamente normale.
Se poi però la scorgevo in uno specchio, "Accidenti...", mi dicevo, "Che musetto disordinato che ha!".
Per qualche strano motivo, il suo riflesso era più vicino alla realtà dell'immagine reale, che il mio cervello pieno d'amore aveva imparato a correggere.




















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​​

​Un tipo che frequentavo una vita fa mi diceva varie cose di me, tra le quali ad esempio che avrei bisogno di due cervelli, uno dei quali magari sistemato verso il fondoschiena, come i dinosauri, perché ho i riflessi molto lenti, e questo potrebbe mettere in serio pericolo la mia vita.
Forse non aveva tutti i torti: ho impiegato molto tempo a capire che l'immagine che mi rimandava di me stessa era grottesca e crudele.
E mi sono persa per sempre l'occasione di prenderlo a calci, nel didietro o dove capitava. Un vero peccato.

E mi ricordo una zingara, che mi ha letto la mano.
Ero a Granada, vicino alla cattedrale, e vagavo senza meta.
Altre volte ero riuscita a sfuggire alla trappola delle gitane andaluse, ma quella volta no. Ci sono cascata in pieno
Dunque, mi ha afferrato e poi letto la mano, e non ricordo quasi niente di quello che mi ha detto. D'altronde, si era all'inizio degli anni '90 - il '91 o il '92, non ricordo bene. L'anno delle Olimpiadi a Barcellona, ad essere precisi. Davvero un sacco di tempo fa.
L'unica cosa che ricordo mi abbia detto quella zingara spagnola, dunque, è che sono una persona "Pensativa".
Riflessiva, tradurrei io.
Ma avrebbe potuto dirlo a chiunque.
Lo avrebbe potuto dire chiunque.

Cosa abbia a che vedere il riflettere degli specchi col riflettere delle teste, poi, non saprei dire.


Buona settimana!


Silvana 

lunedì 10 luglio 2017

10 luglio 2017 - Prime impressioni, ultime realtà



Il sogno segreto di ogni viaggiatore è scoprire luoghi magici e singolari che non siano segnalati dalle guide turistiche. 
Io, nei giorni scorsi, a Francoforte un posto così l'ho trovato.
A costo di farvi storcere la bocca mentre vi abbandonate a gesti scaramantici ve ne parlerò oggi, qui: si tratta dell'Hauptfriedhof - sarebbe a dire, il Cimitero Principale.

Avevo una professoressa d'Inglese, alle medie, che ci decantava la bellezza dei campisanti britannici, così ricchi di verde, spaziosi e comodi da poter essere frequentati come parchi.
La mia prima visita all'Hauptfriedhof mi ha portato dritto dritto a quell'immagine originaria che mi si era creata nella mente, intrisa di clorofilla e invidia per modi di vivere, se così si può dire, tanto migliori dei nostri.

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Anni fa, quando entravo in un Municipio, avevo l'abitudine di cercare l'Albo Pretorio per leggere le pubblicazioni di matrimonio.
Mi piaceva immaginare le storie d'amore, dietro gli scarni dati delle coppie che venivano forniti alla popolazione: nome cognome data di nascita e occupazione.
Fate la prova: sono più che abbastanza.

All'Hauptfriedhof, la maggior parte dei cittadini si riunisce in gruppi familiari



Anche qui mi sono soffermata su nomi e date per immaginare interessantissime saghe familiari, a metà tra la settimana enigmistica e lo sceneggiato televisivo.

Ad esempio: cosa sarà mai successo a questa signora, che il consorte attende dal lontano 1997? 
Sarà convolata a seconde nozze, lasciando il primo marito da solo ormai per l'eternità?

(problemi tecnici: cercare la foto sul blog, in un secondo momento)

Molti monumenti funebri, però, mi hanno colpito per la loro individualità.
Ho incontrato tanti signori stimabilissimi - Sehr geherter, come dicono da quelle parti. 
Professori universitari e professionisti, immortalati nelle loro fattezze finché dura la concessione municipale.

(problemi tecnici: cercare la foto sul blog, in un secondo momento)

E molte signore sole, probabilmente le più misteriose e affascinanti.
Questa Dagmar, ad esempio: chi sarà mai stata, per progettarsi una tomba tanto originale,

Dagmar è quella a destra

un vero marameo all'indirizzo del Professor Dottore Rausch?
Forse un'attrice. Una volta tanto, Google non è servito a molto.

E questa baronessa francese


o forse inglese... Che cosa l'avrà portata a riposare per sempre nell'Assia?
E nei suoi 46 anni di vita, quanti fidanzati avrà avuto? Sarà stata bella? Intelligente e colta? O solo ricca e titolata?
Chi lo saprà mai...​

E questa Johanna, il cui cognome suona un po' come "Davanti al bosco"


anche dopo la morte ha desiderato avere un bell'albero liberty scolpito sulla lapide, e tante piante vere addosso. Molto addosso.
Una vocazione silvestre all'inizio casuale, e poi perseguita con forza.

Poi c'è Elvira, tenerissima nella sua essenzialità, e col suo cuore rosso


Il cuore, così rotondo e forse un po' infantile, è un simbolo comune nei cimiteri tedeschi.
Noi non lo abbiamo, e mi stupisce trovarlo in climi più severi dei nostri.




​Ma forse io ragiono troppo per stereotipi e luoghi comuni.

Tutt'altro che decorativi risultavano gli avvisi ufficiali che comparivano su numerose tombe


scritti in un linguaggio burocratico davvero troppo ostico perché io lo potessi capire.

Ho apprezzato molto di più la popolazione degli uccellini locali,


e quella degli elefanti all'abbeveratoio,


e le case dei ragni, intessute di luce.


​​
Per i cultori dei sepolcri famosi, è doveroso segnalare che qui a Francoforte riposa Arthur Schopenhauer,


la cui lapide non entrava nel mio obiettivo, e il cui pensiero oltrepassava i limiti della mia capoccia (d'altronde, il prof del liceo ce ne aveva fornito una sintesi di largo consumo, come il dado da brodo. Ma non per colpa sua: erano i programmi scolastici, a costringerlo).

Probabilmente, lui è l'unico cittadino dell'Hauptfriedhof di cui potrei conoscere la storia, soddisfacendo così una mia curiosità fortissima.

Perché io non ho frequentato questo luogo illuminata dalla fede, purtroppo,


ma animata dall'istinto della narrativa, cioè dal gran desiderio di conoscere le storie di queste persone, come se fossero libri da leggere.



​​Desiderio che, per assurdo, non provo con altrettanta violenza per la generalità dei viventi che incrocio nella mia vita di ogni giorno. Forse perché ancora non sono stati sublimati né dalla morte, né dall'arte, né da un affetto che io possa provare per loro.

Nel corso del mio soggiorno a Francoforte, ho visitato questo cimitero almeno tre volte.
L'ultima, ho trascinato con me la mia amica Cristina, che però non è rimasta altrettanto affascinata - a dimostrazione del fatto che gli entusiasmi non sempre sono comunicabili, né condivisibili.

Io stessa, la meraviglia più grande l'ho provata la prima volta.
In seguito, si è trattato della vana ricerca di un'impressione che non ho più provato con la stessa forza.
Come quando ho remato col kajak all'Idroscalo.
O come quando ho visto Piazza di Spagna, a Siviglia.

Tutte meraviglie irripetibili, che comunque mi hanno donato la forte sensazione di essere ancora viva.

Amen


E buona settimana


Silvana