lunedì 18 settembre 2017

18 settembre 2017 - Reportage fotografico: il luogo di lavoro

Quasi dieci anni fa ho conosciuto Eva.
Da quasi dieci anni ci siamo simpatiche, ci sentiamo affini, ci scriviamo e ci seguiamo.
Purtroppo, non ci vediamo mai.
Lei vive a Carrara. Io a Milano, e dopo l'occasione in cui ci siamo incontrate, non ci è più capitato di incrociarci.

Questa è l'assurdità del nostro umano vivere: Eva è lontana, mentre ci sono persone cui sono antipatica e che io detesto - e quelle le vedo quasi ogni giorno.

Le persone che non amiamo e che frequentiamo senza via di scampo, per me come per tutti, in genere si chiamano: colleghi (o colleghe, a seconda del caso).

Da diversi anni, ormai, desidero liberarmi di questa molestia.
Da tempo immemorabile accarezzo l'idea di chiedere trasferimento dalla biblioteca dove lavoro adesso.
Nella realtà dei fatti, non sono mai passata all'azione.
Come sarà mai possibile? Ci si potrebbe chiedere. In effetti, sopportare un disagio e non fare niente per liberarsene non è da tutti.
Come fare la Stramilano con un sasso nella scarpa.


Dunque, è vero che io sono lenta di comprendonio, e prima di capire che alla radice del mio male stavano certe colleghe ho impiegato parecchio tempo.

Poi, non posso negare che altri bibliotecari che lavorano con me sono bravi, simpatici e anche amichevoli. Come trascurare il loro valore, nella mia vita?

Ma come si ragionava con un'amica-collega anche lei semiscontenta, la vera ragione che ci ha trattenuto in questo luogo è proprio lei: la Villa.
La bellezza della nostra biblioteca.

Di cui a seguire vi mostro qualche esempio.


Siamo in un bellissimo parco



​Il glicine



​Lo scalone col suo bruco di luce

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Il didietro

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Il davanti

La luce nel Salone


​Le finestre da cui proviene

Io penso: una volta, per la gente umile, l'unico modo per frequentare una villa "di Sciur" era entrarci come servi.


In questi giorni, io ci sono entrata come bibliotecaria.
D'altronde, tanti anni fa, al momento dell'assunzione il direttore del Settore, nel suo discorso di benvenuto, ci aveva definito "gli infermieri della cultura".
La Biblioteca vista come ospedale...

E per tornare al tema del trasferimento: una volta avevo detto che, per viaggiare dalla Germania alla Polonia, si poteva vivere a Breslau, stare fermi, e aspettare che col tempo Breslau diventasse Wroclaw.

Oggi posso affermare: se vuoi liberarti di colleghe avverse, puoi cercare di andartene.
Oppure, aspettare che il trasferimento lo chiedano loro.

Perché - COLPO DI SCENA! - così è stato!
Le belle signore vogliono lasciare Villa di Delizia.

Aspetto di vedere chi verrà al posto loro.


Buona settimana!



Silvana



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